Sono rimasto sconcertato dalle parole, dall’aggressività e dalle falsità della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo ultimo intervento in Parlamento che è andato ben oltre la dialettica e lo scontro politico, trasformando il luogo di rappresentanza della democrazia in un ring. La balla colossale raccontata dalla Meloni è quando chiede alle opposizioni, per il bene dell’Italia, di votare per Raffaele Fitto commissario europeo, così come lei e il suo partito avevano fatto per Gentiloni che invece definì: “l’uomo perfetto per non cambiare nulla”, proponendo di scendere in piazza: Fratelli d’Italia fu l’unico partito a votare contro l’ex presidente del Consiglio. Poi la veemenza espressa contro Sea Watch, l’organizzazione umanitaria senza scopo di lucro, che opera nel mar Mediterraneo e da anni salva vite umane, definita “vergognosa”, ringraziando, invece, il lavoro del collega Salvini, senza rispetto per la magistratura che lo vede imputato nel processo Open Arms con le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, il pm ha chiesto per l’ex ministro degli Interni una condanna a sei anni perché “i diritti umani prevalgono sulla protezione della sovranità dello Stato”. Alcuni giornali hanno definito la signora Meloni “la bulla”, forte con i deboli (i palestinesi), debole con i forti (Netanyahu), l’aggressività espressa in Parlamento ricorda altri tempi e come allora tutto ciò poi si riflette nella vita quotidiana come una sorta di incentivazione a non rispettare gli articoli della Costituzione, come è accaduto nei giorni scorsi a Desio, in Brianza. A proposito di forti con i deboli, già denunciato prontamente da Radio Popolare e Articolo 21, in un mercatino di prodotti della terra. Marco Borella, un giovane apicoltore presente con un banchetto per vendere i prodotti delle sue api, banchetto su cui aveva appeso uno striscione per chiedere la pace a Gaza, la fine dei bombardamenti, la fine del genocidio del popolo palestinese: “Stop bombing Gaza stop genocide”, è stato accusato dai carabinieri di “propaganda politica non autorizzata”, in sfregio alla libertà di espressione, all’articolo 21 della Costituzione. Siccome Borella si è rifiutato di togliere lo striscione è stato multato per 430 euro. L’aggressività di certi politici che ci governano induce anche a questi soprusi, a queste violenze, lo si era già visto nelle manganellate della polizia alle manifestazioni degli studenti. L’olio di ricono quando?