“Forse non vedremo mai giustizia e verità per l’assassinio di nostro figlio…”, queste le amare parole pronunciate ieri a Torino, al Premio Morrione da Rino Rocchelli, presente con la moglie Elisa Signori .
Parole come pietre che dovrebbero impegnare ciascuno di noi ad alzare la voce, a non lasciarli soli, a denunciare questo scandalo nazionale e internazionale.
Andrea Rocchelli e Andrey Mironov facevano solo il loro mestiere di “documentatori” di una delle tante guerre periferiche e oscurate, come hanno ricordato Arianna Arcato, del laboratorio Cesura, collega di Andrea e Lucia Sgueglia, ora inviata del tg3, una delle prime a denunciare quanto era accaduto.
Non erano due militanti filo Putin, Mironov era persino finito nei gulag come oppositore.
Volevano raccontare le vite precarie delle vittime dei conflitti. Loro stavano dalla parte delle vittime, sempre, comunque e dovunque.
Furono uccisi deliberatamente da un gruppo di cecchini della milizia ucraina.
Questo dicono, in modo univoco, le due sentenze di Pavia e Milano.
Nessuno ha mai chiesto conto al governo ucraino di queste sentenze.
Diversi ministri degli Esteri, di ogni colore politico, hanno ignorato il dossier che pure esiste in uno dei cassetti del ministero.
Nessuno ha mai convocato l’ambasciatore.
Le minacce di Putin, giustamente, suscitano allarme e sdegno. Quello che è accaduto in Ucraina è stato derubricato a incidente, e comunque si ritiene “inopportuno” chiedere spiegazioni.
Una situazione vergognosa e intollerabile che rivela doppiezza etica e politica.
Da Torino, dal Premio Morrione, Articolo 21, l’avvocata della famiglia Rocchelli, Alessandra ballerini, il portavoce di Amnesty Riccardo Noury, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, il presidente di Articolo 21 del Piemonte Davide Mattiello hanno lanciato un appello a tutte le trasmissioni affinché raccontino, le storie di Rocchelli e Mironov, senza mai dimenticare l’assassinio di Mario Paciolla, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, pongano le domande giuste al governo, chiedano al parlamento europeo di battere un colpo.
Andrea Rocchelli e Andrei Mironov non possono essere archiviati tanto meno nella memoria pubblica.
Essere alleati con l’Ucraina, sostenerla contro l’invasione russa, non può trasformarsi in reticenza, omissione, ignavia.
Agli alleati si fornisce aiuto e, proprio per questo, si pretende lealtà e trasparenza.
Sino ad oggi questo non è accaduto.
Continuiamo a reclamarlo. E se qualcuno, a giorni alterni, ci inserirà nelle presunti liste dei filo ucraina o dei filo Putin, ce ne faremo una ragione.
Come era quella “prima gli italiani?”, perché non vale per Andrea Rocchelli e per Mario
Paciolla?