Obama, Harris e la complessità del sostegno maschile

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Colpisce l’appassionato appello di Barack Obama -uomo nero- agli uomini neri degli Stati Uniti affinché si schierino con Kamala Harris. “Non tirate fuori tutti i tipi di scuse e ragioni per non supportare una donna presidente” ha affermato durante una sosta imprevista in Pennsylvania, uno degli stati in bilico di questa campagna elettorale che si giocherà su una manciata di voti.

Obama è sceso in campo e in queste ultime settimane che mancano al voto del 5 novembre cercherà di convincere gli indecisi ad alzarsi dal divano e andare a votare.  E’ preoccupato che proprio tra gli afroamericani manchi quella spinta che aveva visto quando era stato lui il candidato alla Casa Bianca nel 2008.

A preoccuparlo è stato soprattutto un sondaggio della National Association for the Advancement of Colored People secondo il quale un uomo nero su quattro voterebbe Trump invece di Kamala Harris, la prima donna indo e afro americana candidata a presidente degli Usa. Una donna in pratica che dovrebbe raccogliere proprio il consenso di quelle minoranze colorate che compongono la società americana.

Invece a rompere le uova nel paniere c’è il sessismo che come sappiamo è trasversale in tutti gli uomini che siano bianchi o colorati. Obama, il primo presidente nero parla apertamente di sessismo “più pronunciato tra i fratelli neri, perché – accusa- non può essere che quel sentimento a farvi rifiutare l’idea di una donna presidente e vi state inventando alternative e altre ragioni per giustificarvi“.

Obama rivolgendosi direttamente agli uomini neri ha ricordato loro  che “la Harris è cresciuta con voi, vi conosce, è andata al college con voi, capisce le battaglie, il dolore e la gioia che deriva da queste esperienze, mentre Trump vi disprezza non solo come comunità ma anche come singole persone.”

La moglie Michelle sa quanto razzismo e sessismo ha dovuto subire quando arrivò alla Casa Bianca come la prima first lady di colore cresciuta nel ghetto di South Side a Chicago. Dicevano che era piena di rabbia, la ritraevano nelle espressioni più aggressive e inquietanti. Ha dovuto lavorare moltissimo per far passare un’immagine diversa di sé, concentrandosi su attività che univano e non dividevano, come l’alimentazione sana, la ginnastica per mantenersi in forma, l’orto dentro la Casa Bianca.

Anche Hillary Clinton, prima candidata donna a puntare alla Casa Bianca, ha dovuto sopportare il duro sessismo di Trump e di una parte della società americana che la definiva ambiziosa, arrivista, arrogante solo perché – dopo essere stata first lady senatrice e Segretario di Stato- aveva deciso di provare a correre per la presidenza.

I tempi sono cambiati, c’è stato il Me Too e oggi nessuno più definirebbe Kamala Harris con gli stessi epiteti usati contro la Clinton.

Nessuno pensa che sia un’anomalia una donna candidata alla massima carica degli Stati Uniti. Eppure, come ci ricorda Obama c’è ancora il sessismo, anche nella stessa comunità nera che dovrebbe correre a supportarla.

Molti uomini, bianchi o neri che siano, restano ancora dei maschilisti, a volte inconsapevoli il più delle volte molto consapevoli.

 


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