Don Giovanni Contro
Selezione testi e introduzione: Gianni Garrera.
Coordinamento: Luana Rondinelli
Supervisione: Graziano Piazza.
Attori: Francesco Foti, Giovanni Carta, Giovanna Mangiù, Laura Giordani, Luana Toscano, Ivan Gianbirtone.
Evento culturale. Sgranato in sei serate, come perle di una elegante collana. Un teatro che offre nuove prospettive e rimanda alle origini. Superare la dimensione consueta e asimmetrica, tra spettacolo e pubblico, appartiene al futuro del teatro: i nuovi teatri sono spazi aperti, e si fa teatro in ogni ambito. Ma, nello specifico, i “Caffè letterari” dello Stabile rimandano, anche e soprattutto, alla sacralità del teatro antico, raggiungendo una funzione che supera ampiamente il semplice intrattenimento. Un teatro che fa pensare e ci fa riflettere, anche specularmente, per capire l’impossibile: la vita, nel suo più misterioso esprimersi.
Il prof. Garrera introduce ogni serata approfondendo il tema principale che fa da fil rouge per le rappresentazioni: Don Giovanni e la seduzione. Emblema della seduzione, già da alcuni secoli, è appunto il Don Giovanni, tanto che il nome qualifica anche gli odierni “tombeur de femmes”. Da secoli la letteratura ha preso a pretesto il modus vivendi del personaggio.
Un malinteso senso dell’amore è alla base della passione che spinge il seduttore al gesto assurdo, spesso blasfemo, come pure chi ritiene, purtroppo anche oggi, che l’amata sia un proprio oggetto. Ad esempio, Mozart rappresenta il Don Giovanni che si finge il fidanzato della preda, al punto che, musicalmente, il baritono diviene tenore, dalla voce squillante. La vicenda nasconde una verità, l’amore ci cambia: prima, durante e dopo, anche nelle nostre migliori intenzioni.
Tra i dialoghi tra il seduttore e le prede sono tanti gli “eppure” che sono dichiarazioni, e non negazioni. Un po’ come nell’aforisma di Proust: “I sebbene sono dei perché misconosciuti”. In quanto la passione, naturale o indotta, stravolge il codice morale e comportamentale.
Come ci fa acutamente osservare il prof. Garrera nelle opere si rimanda alla tentazione di Eva, da parte del serpente, che parla proprio con musicale voce. Viene da osservare che, guarda caso, l’apertura degli spartiti musicali è segnata dalla “chiave di violino” a forma di serpente, animale poli-simbolico, sin dagli egizi, legame con il trascendente. Ma la tentazione demoniaca prende le forme anche di un cane nero, come in Balzac e Goethe. Perché il Convitato di pietra consegnerà sempre Don Giovanni proprio all’inferno. Una demoniaca magia.
Ma la vera magia è quella del teatro che, da sempre, ci apre la mente, contro il pensiero dominante che vorrebbe proprio il contrario. In questa ottima riuscita contribuiscono, coordinati da Luana Rondinelli e con la supervisione di Graziano Piazza, i bravissimi attori che, al leggio, tengono perfettamente e teatralmente la scena, offrendo sentimenti e un movimento interiore, che sanno anch’essi di musica.