La tenaglia si stringe sempre più. Il governo di destra-destra, che lavora instancabilmente all’attuazione del progetto istituzionale che punta a cancellare la storia antifascista del Paese, ha scelto una forma d’attacco più violenta, diretta: nella persona del ministro dell’interno Piantedosi ha tagliato i fondi che servono a far funzionare l’ANED (associazione ex deportati nei campi nazisti) e l’ANPPIA (associazione dei perseguitati politici antifascisti).
Così, a otto mesi dall’ottantesimo anniversario della vittoria della Resistenza e della Lotta di Liberazione contro il nazifascismo due delle principali organizzazioni che si impegnano per tenere viva la memoria di quelle tragiche pagine storiche rischiano di dover chiudere. E tutto questo in un momento in cui i nostalgici e i loro fiancheggiatori lavorano per cancellarle, ricorrendo a bugie, mistificazioni, idiote revisioni senza alcun fondamento. Il ministro Piantedosi ci ha messo la faccia, ma il calcolo viene fatto d’intesa con il collega dell’Economia, Giorgetti. Così, mentre fanno finta di bisticciare sull’ipotesi di aumento delle tasse, fanno cassa mettendo le mani nelle tasche di chi ha maggiormente bisogno degli aiuti di Stato, soprattutto perché possano continuare la loro meritoria opera di conservazione della memoria, di diffusione di conoscenza soprattutto tra le giovani generazioni. Guai a toccare i più ricchi! Guai a effettuare accertamenti veri contro gli evasori! A chi rivolgersi? Non basta spremere i soliti onesti contribuenti, ora aggrediscono anche chi supplisce alla gravissima assenza storico-culturale dello Stato. E non si tratta di piccoli tagli, visto che all’ANED, l’associazione della quale Liliana Segre è la principale esponente dei 2.500 iscritti, si è vista privare di ben trentamila euro. La frenetica campagna neofascista di attaccare la Costituzione, anche ricorrendo alla riscrittura della Storia, continua a perfezionale i suoi interventi. Non basta, come ha fatto finora il Pd, denunciare il rischio di chiusura: bisogna trovare i modi per bloccare la progressiva destrutturazione dei presidi democratici del Paese.
(Nella foto il carcere di Ventotene, luogo simbolo del perseguitati del fascismo)