Accolta con entusiasmo al Maggio Musicale Fiorentino 2024, “La trilogia dell’estasi”, il corpus coreografico, ideato e diretto da Roberto Zappalà sul pregevole tappeto musicale di tre celeberrimi componimenti del primo Novecento, eseguiti in diretta dall’orchestra del Teatro Massimo Bellini, si impone come interessante, coraggiosa
e prestigiosa “operazione chirurgica” che cuce in un tessuto unico Prèlude à l’après-midi d’un faune di Debussy, il Boléro di Ravel e Le Sacre du printemps di Stravinskij. La musica classica fluisce, contaminata da stacchi di musica tecno, su cui si innestano i vari quadri in successione su un unico spazio scenografico, delineato da pannelli e neon, essenzialmente evocativo di atmosfere metropolitane, mentre dall’alto incombe una grande rete sospesa sulla follia degli uomini e delle relazioni umane. Perché di questo si tratta. Ispirato a un fatto di cronaca nera accaduto nel 2021 durante una festa privata in una villa della campagna romana, il nerbo drammaturgico dell’opera, firmato da Nello Calabrò, scivola dalle atmosfere inquietanti del film di Stanley Kubrick “Eyes wide shut” alla sgargiante folla metropolitana, immergendo lo spettatore in un universo compatto di suoni, luci, note sublimi, dove i corpi di 14 danzatori e 10 comparse, mirabilmente sinuosi o sussultanti, conferiscono incessantemente dinamiche e materiche suggestioni. Senza tralasciare i dettagli, lo spettacolo provoca il senso comune del pudore, lo colpisce scientemente senza compiacimento, strisciando in lussuriose composizioni, dove eros e thanatos si insinuano nella rete intricata delle relazioni esplorando soprattutto il rapporto uomo-donna.
L’assetto coreografico, di taglio internazionale, corredato da costumi emblematici, traslando dall’affascinante corteo di neri mantelli e maschere caprigne alla variopinta e sgargiante mise dell’ultima coreografia, copre la distanza tra etica ed estetica, rilasciando un inevitabile retrogusto di amarezza su cui la bellezza del gesto e della musica si adagiano con stile ineccepibile. Nella seducente melodia dell’Après-midi l’esclusione diventa corteggiamento ed eros, mentre nel trascinante crescendo del Bolero la relazione è lussuria e vizio dichiarato, culminando nella persecuzione fino al sacrificio dell’arcaica Sacre du Printemps che chiude mirabilmente lo spettacolo, percorso da un’ossessiva diagnosi di comportamenti reiterati e degradati, dove il rito non è più celebrazione del sacro, ma dell’infimo profano. Nella danza dunque si celebra e si compie l’atto originario del rituale, dove viene connesso e purificato ciò che è separato e inquinato. Danzare è un atto sacro. Danzare per il regista è fondamentalmente un atto di unione con e per gli altri. La solitudine del fauno, colmata da gesti reiterati di autoerotismo, è la malinconica risultante di un’esclusione, mentre il rituale sociale mascherato della festa, dove i corpi delle donne sono un oggetto lussurioso, indica il vicolo cieco in cui siamo caduti nella ricerca spasmodica di rapporti deviati. Infine, prigioniera di una sorte maligna, l’umana creatura si dibatte in gruppi scomposti e ricomposti parossisticamente, finendo inesorabilmente nella rete che suggella la discesa rovinosa dell’Essere, colto nell’infima manifestazione del potenziale umano. La forza del progetto della Trilogia sta in questo unicum di vite interrotte, sostenute da un tessuto musicale di sicuro impatto, innervate dai virtuosimi dei danzatori, capaci di restituire la frammentarietà del nostro cammino sgangherato, in una dimensione estetica attenta e suggestiva che ci conduce a esplorare e contemplare con Montale “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
APRÈS-MIDI D’UN FAUNE
BOLERO
LE SACRE DU PRINTEMPS
(Trilogia dell’estasi)
Musiche di Claude Debussy, Maurice Ravel, Igor’ Stravinskij e AA.VV.
Compagnia Zappalà Danza
Danza e collaborazione Samuele Arisci, Faile Sol Bakker, Giulia Berretta, Andrea Rachele Bruno, Corinne Cilia, Filippo Domini, Laura Finocchiaro, Anna Forzutti, William Mazzei, Silvia Rossi, Damiano Scavo, Thomas Sutton, Paola Tosto, Alessandra Verona, Erik Zarcone
Coreografia, regia, scene e luci Roberto Zappalà
Direttore Vitali Alekseenok
Drammaturgia Nello Calabrò
Assistente alle coreografie Fernando Roldan Ferrer
Costumi Roberto Zappalà in collaborazione con Veronica Cornacchini
Realizzazione costumi Majoca
Realizzazione scene Peroni S.p.a.
Direttore allestimenti scenici Arcangelo Mazza Goatmask Giada Russo Art Atelier
Direzione tecnica Sammy Torrisi
Direzione generale Maria Inguscio
una co-produzione Scenario Pubblico | Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale, Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (Firenze), Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape (Lione), Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), MilanOltre Festival (Milano),Teatro Massimo Bellini (Catania)
Orchestra e Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Al Teatro Massimo Bellini dal 6 al 13 Ottobre