Purtroppo i mezzi d’informazione hanno spento da anni, i riflettori sul dramma delle troppe morti sul lavoro, riaccesi solo in rare occasioni, quando accadono grandi tragedie sul lavoro, vedi Brandizzo, la strage di Via Mariti al cantiere Esselunga e quella alla centrale idroelettrica di Suviana.
Oggi è la 74 esima giornata nazionale delle vittime sul lavoro.
È un iniziativa giusta, ci mancherebbe, perché quando si parla di sicurezza sul lavoro è sempre importante.
Il problema, casomai è il rischio di retorica.
Perché la sicurezza non si fa solo una volta l’anno, ma tutti i giorni dell’anno.
Ci sono tante persone, operai, rls, familiari vittime del lavoro, giornalisti, semplici cittadini, che combattono questa battaglia, in silenzio, tutto l’anno, spesso ignorati dai media e dalla politica.
Le chiamano stragi nell’indifferenza e mai parole furono più vere. Una trasmissione di Rai 3, in una sua puntata di diversi anni fa, titolava “Al lavoro, come alla guerra”, ed aveva pienamente ragione, oramai è diventato un bollettino di guerra quotidiana, una mattanza quotidiana.
Non passa giorno che 3/4/5 o forse più lavoratori perdano la vita sul posto di lavoro, per la scarsa sicurezza nei luoghi di lavoro.
La cosa che fa paura è l’indifferenza di fronte a queste tragedie, molti non si indignano più, quasi fosse la normalità, ma non è mai normale morire sul lavoro!!
Un Paese civile non può accettare tutte queste morti sul lavoro.
Siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non sulle morti sul lavoro.
La politica molto spesso è sorda di fronte a queste tragedie, quando la sicurezza sul lavoro dovrebbe essere al primo posto nell’agenda politica di ogni partito.
Andrebbe fatta una campagna, come aveva fatto Articolo 21 diversi anni fa, per riaccendere i riflettori su queste tragedie e per sensibilizzare.
Io nonostante tutto continuo ad indignarmi di fronte a queste tragedie.
E sarebbe l’ora la si smetta di usare il termine ipocrita “morti bianche”, quando si parla di queste tragedie.
Non c’è mai nulla di bianco in una morte sul lavoro!
Se ognuno di noi si impegnasse perché queste tragedie di riducano drasticamente, forse le cose andrebbero meglio in questo Paese.
Questa mia riflessione è un grido di dolore, che spero serva a risvegliare le coscienze.
Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze
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