Magistratura Democratica: la mail che ha suscitato reazioni estreme corrisponde semplicemente a un’esigenza di discussione pubblica

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Pubblichiamo di seguito la nota di Magistratura Democratica sulla vicenda della mail del magistrato Patarnello e le reazioni del governo:

“Vogliamo consentire a tutti di valutare con sincerità e senza surreali strumentalizzazioni il contenuto di una riflessione del giudice Marco Patarnello che ha provocato reazioni delle massime istituzioni politiche e di alcuni organi d’informazione del tutto esorbitanti rispetto a ciò che realmente è stato scritto.

Iniziamo con una semplice considerazione: a chi parla di complotto ordito contro la maggioranza di governo sfugge il semplice fatto che un complotto non si prepara annunciandolo in una mailing-list, quella di tutti i magistrati dell’Anm, con migliaia di accessi (da cui chiunque può prelevare qualsiasi contenuto e passarlo a un giornalista).

Incuriosisce la distratta lettura di un esponente politico che annunciando addirittura un’interrogazione parlamentare parla di “mail mandata agli altri esponenti di Magistratura democratica”: se avesse avuto la pazienza di leggere prima di dichiarare avrebbe capito che di tutt’altro si trattava.

La mail di cui si parla si inserisce in una discussione in cui sono state espresse molte e diverse opinioni, alcune delle quali anche più dirette e forti, e che derivavano dallo sconcerto – tra tutti i magistrati e non certo solo tra quelli di Magistratura democratica – per le reazioni di rappresentanti delle istituzioni governative di fronte ad alcune pronunce in materia di immigrazione che non un fine giurista ma anche un semplice attento lettore di giornali avrebbe potuto facilmente prevedere: se il “modello Albania” confligge con le regole a cui l’Italia aderisce, ad esse è destinato a cedere, con buona pace di chi a quel “modello” affida parte delle sue chances politiche. Nè i giudici, nel decidere sui diritti delle persone, devono o possono farlo solo come fa piacere a chi governa.

Nel merito la mail riconosce alla Presidente del Consiglio di non muoversi per interessi personali ma in base a una visione politica; che è politicamente forte e sostenuta da una maggioranza forte; che la sua visione della giurisdizione non è condivisibile e che mette in discussione l’assetto costituzionale; che i magistrati non devono fare opposizione politica ma essere uniti e fare chiarezza su quello che può compromettere i diritti dei cittadini.

Vista così – cioè com’è in realtà – la mail che ha suscitato reazioni estreme corrisponde semplicemente a un’esigenza di discussione pubblica che in una democrazia costituzionale è necessaria. Non “consentita” da chi governa. Necessaria.”


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