Già presentato all’ultimo Festival di Cannes, dove ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura, e proiettato nella seconda giornata della Festa del Cinema di Roma, il nuovo lungometraggio di Coralie Frageat è un body horror militante che critica con coraggio la società contemporanea in cui si insegue il mito dell’eterna giovinezza per compiacere gli altri.
Dopo il debutto alla regia e alla sceneggiatura con Revenge, la francese Coralie Frageat torna sul grande schermo con The Substance – un body-horror coraggioso, eccessivo, macabro e disturbante, premiato all’ultima edizione del festival di Cannes come migliore sceneggiatura e con una standing ovation di 12 minuti – a raccontare il ruolo delle donne nello star system facendo leva su uno sguardo maschile che le ha tenute relegate in ruoli preconfezionati.
Il desiderio della giovinezza, vivere sena invecchiare, irrompe prepotentemente nella vita di Elizabeth Sparkle, un’attrice che può vantare una statuetta e una stella sulla Hall of Fame. Elizabeth ha superato i 50, e, nonostante la sua avvenenza e la sua forma ancora smagliante – interpretata da una bellissima Demi Moore, strepitosa nel ruolo – è oramai troppo anziana per continuare a condurre il programma televisivo di fitness che tanto successo ha riscosso nel corso del tempo. Il pubblico di riferimento deve poter continuare a identificarsi con una conduttrice più giovane e più in linea con i canoni estetici di bellezza a loro congeniali.
E quando il produttore del programma, Harvey – interpretato da un odioso quanto fenomenale Dennis Quaid – nel corso di un pranzo in cui divora avidamente montagne di crostacei le cui carcasse vengono lasciate qua e là sul tavolo annuncia alla Sparkle, nel giorno del suo compleanno, che sarà sostituita (lo star system impone canoni estetici impossibili da mantenere nel tempo e dopo i 50 non hanno più… quel qualcosa che impone lo showbiz …) lei va in crisi.
Ed è così che ad Elizabeth, casualmente, le si presenterà l’occasione di tornare ad essere giovane, assumendo una droga illegale che promette di restituire una ‘versione migliore e più giovane di sé. “La sostanza”, tuttavia, non può portare indietro le lancette del tempo, ma si limita a creare un doppio di sé (anche se il messaggio ‘tu sei una’ viene ripetuto fino allo sfinimento): una versione più bella, più giovane, più performante, che viene partorita dal corpo di Elizabeth, quasi a testimoniare una rinascita. Il tutto in una sequenza ossessiva disturbante che ha indotto taluni spettatori, negli USA e nel Regno Unito, ad abbandonare la sala.
L’unica regola che Elizabeth dovrà assolutamente rispettare è quella di dividere equamente il tempo tra le due versioni si sé, alternando, settimanalmente, la versione più giovane a quella più matura, in un equilibrio perfetto. Ed è così che l’ignaro Harvey affiderà alla nuova Elizabeth – Sue (una bellissima Margaret Qualley), il compito di rilanciare il programma che era stato di Elizabeth, in perfetto stile Tik Tok, con grande plauso e riscontro di pubblico.
Ma con l’andar del tempo, e il successo inebriante che la attanaglia sempre di più, Elizabeth- Sue deciderà, progressivamente, di tenere più tempo per sé, sottraendolo alla ‘matrice’ Elizabeth, provocando in questa danni irreversibili che si sostanziano in inquietanti deturpazioni del corpo.
Ed è così che prende sempre più forma l’horror, procedendo attraverso un dualismo crescente rispetto al quale, a fronte della bellezza quasi estraniante di Sue, dei suoi sorrisi e del suo corpo tonico fa da contraltare il corpo di Elizabeth in progressiva decomposizione.
La Fargeat porta avanti la narrazione con grande lucidità, fino ad un finale in cui si lascia prendere la mano da una vena splatter e disgustosa che tuttavia non mina la forza del messaggio.
Quando, sia Elizabeth, ormai sfigurata, sia Sue, arrivano al punto di non ritorno, la creatura che rinascerà dai loro corpi sarà quella di un mostro composto di pezzi disgustosamente assemblati in un unico corpo deforme.
Insomma, una critica potente all’oggettivazione della donna, snaturata della sua essenza e ridotta a puro orpello estetico, e, al contempo, un messaggio circa le conseguenze nefaste che possono derivare dalla rinuncia alla propria identità per il puro compiacimento estetico.
Un film aggressivo, eccessivo, e per molti aspetti disturbante – reso tale da scelte registiche con primissimi piani immersivi e spesso rivoltanti – ma, al contempo, a tratti anche divertente e intrigante, il tutto in un mix sapientemente costruito che, per lo più, terrà lo spettatore, seppur sgomento, inchiodato alla poltrona sino ai titoli di coda.
Il film uscirà nelle sale italiane il prossimo 30 ottobre con I Wonder Pictures.