La Russa, Cucchi e la dignità delle forze dell’ordine

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Ignazio La Russa, sempre lui, non ci pensa proprio a chiedere scusa a Ilaria Cucchi e alla sua famiglia, uscita devastata dalla tragedia di Stefano, per le parole che pronunciò in merito al pestaggio costato la morte al giovane geometra romano. Era il 2009 e, in occasione del quindicesimo anniversario, siamo ancora qui a parlarne. Il nostro, infatti, pur ricoprendo la seconda carica dello Stato, non ha certo abbassato i toni. Oltre a far politica a tempo pieno, neanche fosse un militante qualsiasi, è tornato a dire la sua, incurante del richiamo del Consiglio d’Europa nei confronti della Polizia italiana per i suoi atteggiamenti a danno dei migranti.
Non abbiamo mai pensato che chi indossi una divisa sia per forza un violento, tutt’altro. Siamo, da sempre, contrari a ogni generalizzazione e nutriamo, anzi, il massimo rispetto nei confronti di chi rischia la vita per tutelare la nostra. Ma qui la generalizzazione c’è ed è gravissima: l’ha compiuta il Presidente del Senato che, evidentemente, e non da oggi, non sa distinguere chi fa il proprio dovere da chi ha pestato un ragazzo di trentun anni fino a causarne la morte.
Piena solidarietà a Ilaria e alla sua famiglia, che ha già sofferto e pagato abbastanza per un dramma di cui è unicamente vittima.


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