Il Centro Culturale Protestante di Torino propone un convegno per approfondire il tema dell’Intelligenza Artificiale il prossimo 10 ottobre
Il tema delle trasformazioni indotte dalle innovazioni tecnologiche nel lavoro e nei processi di produzione, nei modi di pensare (e quindi di essere) dei singoli e delle collettività, nella nascita e nei mutamenti di ideologie politiche e di riflessioni etiche è una questione sempre più centrale, ed è per questo che il Centro Culturale Protestante di Torino ha deciso di promuovere un momento di confronto il prossimo 10 ottobre dalle 9,30 alle 18 presso il Liceo Classico Alfieri di Corso Dante.
«Un’occasione, per favorire una migliore comprensione degli aspetti che riguardano il modificarsi della concezione del mondo, della vita, e della posizione in esso occupata dall’uomo; aspetti che, in maniera del tutto evidente, sono fortemente condizionati dalla rivoluzione tecnologica in corso», ricorda Giovanni Romano, presidente del Centro Culturale Protestante di Torino, da noi interpellato.
Cos’è l’intelligenza artificiale e perché il Centro Culturale Protestante di Torino ha deciso di organizzare il seminario «Noi e loro: etica e intelligenza artificiale delle macchine?».
«L’intelligenza Artificiale, semplificando, è un ramo dell’informatica che si occupa della creazione di sistemi e programmi capaci di eseguire compiti che normalmente richiederebbero l’intelligenza umana. In sostanza, l’IA mira a simulare e migliorare le capacità cognitive umane attraverso algoritmi e modelli matematici. Questi compiti includono il riconoscimento vocale, la comprensione del linguaggio naturale, la visione artificiale, l’apprendimento automatico e la risoluzione di problemi. In sostanza, l’IA mira a simulare e migliorare le capacità cognitive umane attraverso algoritmi e modelli matematici. Qualche tempo fa mi è capitato di sentire una persona della nostra Comunità affermare “di essere contraria all’Intelligenza Artificiale”. Una moltitudine di persone oggi, quotidianamente, usa ed è “usata” dall’IA, magari senza saperlo. L’obiettivo del convegno, per dirla in breve, è quello di rispondere a una semplice domanda: di che cosa parliamo quando parliamo di Intelligenza artificiale (?), soprattutto ponendo la questione all’interno delle nostre Comunità, dove mi sembra che il livello di elaborazione e di riflessione sia appena all’inizio, mentre altrove, ad esempio nel mondo cattolico, se ne parla già da molto tempo».
Siamo tutti esperti di Intelligenza Artificiale oggi a parole…
«Nel primo capitolo di Se Una notte d’inverno un viaggiatore, Italo Calvino, descrivendo il rapporto libro-lettore, cita, fra gli altri i “Libri che tutti hanno letto… e dunque, è quasi come se li avessi “letti” anche tu”. Ecco, a me sembra che per l’IA valga lo stesso rapporto: se ne parla molto e si pensa, quindi, di saperne abbastanza, ma una conoscenza diffusa sulle potenzialità e sui limiti delle tecnologie digitali, che aiuti a superare ingiustificate diffidenze o, al contrario, eccessivi entusiasmi – spesso determinati da una comunicazione mediatica superficiale e da una letteratura pseudo-fantascientifica –, credo sia ancora tutta da costruire».
I giovani non sembrano essere particolarmente preoccupati dalle nuove frontiere tecnologiche, anzi. Chi le ha ricevute in età più adulta, talvolta esprime alcune perplessità. Lei come si colloca?
«Non ho nessuna perplessità o preoccupazione ad utilizzare gli strumenti che le nuove tecnologie mettono a disposizione perché, in generale, migliorano, e non di poco, la qualità della vita. Faccio fatica, quindi, a capire coloro che dichiarano un rifiuto aprioristico rispetto alle tecnologie digitali».
L’Intelligenza Artificiale sarà (forse già lo è) una rivoluzione?
«Sì, l’IA ha innescato una vera e propria rivoluzione in molti aspetti della società e della vita quotidiana delle persone. Consente, ad esempio, di automatizzare compiti ripetitivi e complessi, aumentando la produttività in settori come la manifattura, la logistica e i servizi; sta trasformando settori come la medicina, dove facilita diagnosi più rapide e precise, e i trasporti, con lo sviluppo di veicoli a guida autonoma; le applicazioni in finanza, agricoltura e marketing stanno ridefinendo le pratiche tradizionali; migliora l’esperienza utente attraverso raccomandazioni personalizzate e assistenti virtuali, rendendo le interazioni con la tecnologia più intuitive e efficaci; i modelli di linguaggio avanzati e le tecnologie di traduzione automatica stanno democratizzando l’accesso all’informazione, superando barriere linguistiche e culturali».
Il suo è un sì senza riserve…
«In generale, possiamo affermare che gli sviluppi di applicazioni basate sull’IA generano una serie di benefici a tutti i livelli, ben visibili e apprezzabili, ma – attenzione! – anche alle importanti questioni etiche, come il biasnei dati, la privacy e l’impatto sul mercato del lavoro. È fondamentale affrontare queste sfide, a tutti i livelli politici e istituzionali, per garantire un uso responsabile e sostenibile dell’IA. In sintesi, l’IA non è solo una tecnologia emergente, ma un catalizzatore di cambiamenti profondi e duraturi. La chiave sarà come gestire questa rivoluzione per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi».
La locandina dell’evento è disponibile qui