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Stragi. Il revisionismo storico del governo di destra destra

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Dove sta andando l’Italia? E’ una domanda che i cittadini dovrebbero porsi da quando il paese è governato dalla destra destra. Ci sono fatti che andrebbero maggiormente approfonditi come ad esempio il Premierato che sarebbe la ciliegina sulla torta per finire quel lavoro iniziato da Gelli, continuato da Berlusconi e proseguito dal governo Meloni: il piano di Rinascita democratica, ovvero la P2.

L’approvazione della Camera, ora al voto del Senato, del disegno di legge sulla sicurezza che trasformerebbe il Belpaese in uno Stato di polizia. Altro esempio è dato dalla legge sull’immigrazione contro gli scafisti, approvata dopo la tragedia di Cutro, che colpisce in particolare le navi delle ong rendendo impossibile il salvataggio dei naufraghi, se non preventivamente autorizzato.

In questi ultimi giorni vi sono altri gravi segnali completamente ignorati dall’informazione del servizio pubblico.       Il Presidente della Repubblica Mattarella insieme al presidente tedesco presenti a Marzabotto alla commemorazione degli ottant’anni delle stragi nazifasciste: assente la presidente del Consiglio Meloni. A proposito di associazioni combattentistiche e partigiane come l’Anpi, come le associazioni deportati politici e militari nei campi nazisti, è stato annunciato che nella prossima finanziaria vi sarà l’ennesimo taglio dei fondi governativi. La storia parte da lontano. La prima denuncia, in occasione del 60° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, fu fatta da Arrigo Boldrini – il comandante partigiano Bulow medaglia d’oro al valor militare, allora ottantanovenne, accusò il governo di Berlusconi di “voler cancellare dalla memoria la Resistenza e i suoi valori fondanti della Costituzione”. Contemporaneamente al Senato fu approvata una legge, proposta da AN, che riconosceva come “legittimi belligeranti” le camice nere della Repubblica di Salò. La proposta nacque da chi oggi, con il governo di destra destra, ricopre la carica di presidente del Senato, Ignazio Larussa, che in questi giorni, durante un evento di partito, ovviamente Fratelli d’Italia dal titolo che è tutto un programma “Far crescere insieme l’Italia”, si è scagliato per l’ennesima volta contro il giornalismo d’inchiesta di “Report” di Sigfrido Ranucci e contro l’informazione di La7,  insultando l’articolo 21 della Costituzione e dimenticando che la Rai, da due anni a questa parte, si è trasformata sempre più in Telemeloni  con conseguente perdita di ascolti per il bene della concorrenza. Questi fatti hanno un comune denominatore: il tentativo di revisionismo storico e di negare ciò che realmente accaduto contestando le sentenze definitive dei giudici.

E’ tornata nuovamente alla ribalta, a proposito della strage di Bologna del 2 agosto, la pista palestinese a scapito della matrice neofascista e alle condanne definitive di terroristi neri appartenenti ai NAR come Mambro, Fioravanti, Ciavardini, e in secondo grado Cavallini e Bellini.

Credo che noi cittadini dobbiamo prestare più attenzione anche ad altri fatti più nascosti come quello denunciato da Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei famigliari delle vittime della Strage di Bologna, dove in un libro, scritto per preparare gli aspiranti giornalisti dal titolo: “Giornalista italiano. L’esame da professionista in più di 1000 domande e risposte”, la strage di Bologna è inserita senza nessun riferimento alla bomba messa da neofascisti, senza un minimo di approfondimento, in modo ambiguo tra fatti che riguardano le Brigate rosse: “Il 2 agosto esplose un ordigno nella stazione ferroviaria fi Bologna causando 85 morti e oltre 2000 feriti”.

Questa frase è inserita tra l’omicidio del vicepresidente del CSM Vittorio Bachelet e il sequestro del giudice Giovanni D’Urso eseguiti dalle Br.  L’Ordine dei Giornalisti, come è stato pubblicato da Articolo 21, ha dichiarato che non è un testo consigliato né tanto meno indicato ma si tratta di un’iniziativa editoriale di Agenmedia con cui l’Ordine da anni non ha più rapporti.

Grazie a Bolognesi è l’occasione per approfondire, per capire chi sono gli autori e soprattutto per denunciare la superficialità con cui vengono scritti libri presentati come manuali di apprendimento. Il libro, pubblicato nel 2017, è alla decima edizione, questo significa che in tanti, in questi sette anni, lo hanno usato per prepararsi all’esame. Gli autori, Carlo Guglielmo Izzo, Adriano Izzo e Francesca Pantanella sono avvocati, in particolare Adriano Izzo si occupa di diritto d’autore, nel suo curriculum e specificato che ha “esperienze in materia di diritto dell’informazione e della comunicazione”.

Credo che in questo periodo il nostro compito è quello di vigilare: è in gioco la democrazia.

 

 

(Foto: Repubblica Bologna)


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