Fame di potere: la destra non intende fermarsi

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Governare l’Italia per come è stata costruita dalla Costituzione Democratica ed Antifascista, o impegnarsi a predeterminare una struttura di potere che ne consenta successivamente lo stravolgimento? La risposta che oggi la destra ha voluto dare a questo interrogativo è netta e inequivoca: voi non ci consentite di nominare un giudice della Corte Costituzionale di nostra piena fiducia, noi blocchiamo i lavori della Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai. Vale a dire, il pieno controllo su due strutture fondamentali per il funzionamento della Repubblica Democratica Italiana: il principale organismo di verifica sull’operato degli altri apparati dello Stato, centrali e periferici, e la principale struttura d’informazione, oltre che culturale e di intrattenimento, per gli italiani.

Un attacco frontale alle fondamenta stesse dell’Italia ideata e costruita dalle madri e dai padri costituenti, mentre diventano immediatamente operative leggi che di fatto bloccano varie forme di iniziative popolari come le manifestazioni pubbliche di dissenso. Basti pensare a quel che è accaduto e ancora accadrà contro i cortei, i sit-in, i blocchi stradali: tutti fatti passare come provvedimenti per tutelare la ‘sicurezza’ del cittadino. Contemporaneamente – neanche questo bisogna dimenticarlo – vengono blindate le aree nelle quali sorgono in pompa magna sedi di organizzazioni che si richiamano al fascismo o nessuno interviene a bloccare vere e proprie adunate fasciste.

E non basta. Nell’agenda di questa destra che ama l’autoritarismo, che ospita con grande spolvero gente come Orban, sono pronti e ripetutamente ricordati altri due provvedimenti volti a scardinare l’Italia che si regge sulla divisione e la verifica incrociata dei poteri ed anche, in modo sostanzioso, sulla solidarietà. Parlo del Premierato e dell’Autonomia Differenziata. Quest’ultima, in particolare, su cui la destra non vuole intervenire neppure per controllare e parificare i Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP), se passerà, scardinerà l’unità politica ed economica del Paese. Il quasi milione e mezzo di italiani che ha sottoscritto la richiesta di referendum abrogativo si affianca alle regioni Puglia, Toscana, Campania e Sardegna che hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale (se ne occuperà in novembre).

E come ignorare o dimenticare gli oltre quattro milioni di italiani che non riescono più a curarsi perché resta sempre più lettera morta l’articolo 32 della Carta in ossequio agli interessi che la destra vuole garantire agli imprenditori privati del settore? Chi non può permettersi di spendere per curarsi è libero di lasciarsi andare. La garanzia è offerta da questa destra sempre più becera che pensa solo ad estendere il proprio potere e ignora il rispetto dei diritti che lo Stato dovrebbe garantire ai cittadini.

Cos’altro dobbiamo aspettarci perché finalmente ci si renda conto che non si tratta di allarmi da grilli paranti, ma che è in atto un progetto molto ampio e articolato di demolizione delle garanzie costituzionali? Non basta più neppure stare a sottolineare il fatto che la presidente del consiglio e il presidente del Senato rifiutino di dichiararsi antifascisti, bisogna smetterla di limitarci ad affrontare caso per caso. Bisogna piuttosto impegnarsi per mettere in campo una vera, forte, opposizione che impedisca la realizzazione di questa strategia progettata per essere realizzata nell’arco della durata di questa legislatura.

Il tragico errore di due anni fa che ha consentito la nefasta vittoria dell’alleanza della destra-destra con i finti centristi e i falsi moderati non può e non deve tradursi nel tramonto della democrazia costruita dalla Resistenza Partigiana e messa per iscritto 76 anni fa.


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