Dal Medioriente alla Russia. L’attacco ai giornalisti non si ferma

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L’attacco ai giornalisti non si ferma ed è trasversale nel mondo: sono scomodi ai potenti e invisi alla gente comune che li usa come capri espiatori, grazie a una subcultura che ha alimentato diffidenza e odio nei loro confronti. È così che Lucia Goracci, inviata del Tg3 in Libano, è stata aggredita a Sidone insieme alla sua troupe. Un’aggressione che è costata la vita all’autista, Ahmad Akil Hamzeh, che da anni lavorava per la Rai, morto per un infarto in seguito allo spavento. L’attacco fisico alla troupe del Tg3 ha indotto molti esponenti del mondo politico e sindacale a esprimere la loro solidarietà.
Ma se Goracci e i suoi collaboratori hanno subito un attacco fisico, non si ferma l’ostilità di Mosca nei confronti dell’inviata del Tg1 Stefania Battistini e dell’operatore Simone Traini, che oltre un mese fa per primi entrarono nella regione russa di Kursk occupata dagli Ucraini per realizzare un servizio poi trasmesso dalla Rai. Nei giorni scorsi Mosca ha chiesto l’estradizione di Stefania e Simone, dopo che un tribunale russo ha emesso un mandato d’arresto. Se fossero in Russia, rischierebbero fino a 5 anni di carcere e la stessa sorte toccherebbe ai giornalisti che dopo di loro hanno varcato quel confine.
La Federazione Europea dei giornalisti denuncia ormai da anni l’enorme problema della sicurezza dei giornalisti e sollecita continuamente, spesso senza esito, le autorità degli Stati – anche quelli in conflitto – a impegnarsi affinché i giornalisti possano svolgere in sicurezza il loro lavoro.

Qui di seguito, il link al video di Anna Del Freo , membro dello Steering Committee , sull’argomento.


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