Conte/Renzi o astensionismo? La pagliuzza e la trave

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Il 2 per cento e il csx avrebbe vinto in Liguria? Quegli ottomila voti di scarto sarebbero stati colmati dalla presenza di Renzi nella coalizione? Ma davvero si deve perdere tempo a disquisire su questo tema – la pagliuzza – e non sulla massiccia diserzione dell’elettorato – la trave -?

Fermarsi a discutere di questo dà purtroppo l’idea dei ritardi e delle responsabilità che ha maturato negli ultimi decenni la sinistra, ovvero la parte politica che dovrebbe dare ascolto ai delusi, agli ‘scartati’, a chi vede il potere e le istituzioni lontani e, a volte, avversari.

Quando è che finalmente cominceranno a far paura le cifre del disamore dei cittadini per le urne? In Liguria, regione che in passato correva in massa ad esercitare il fondamentale diritto/dovere costituzionale, ha votato meno della metà degli aventi diritto. Il 30-35 per cento è rimasto a casa. Non è questo uno dei principali rischi per la piena tenuta della Costituzione? Basta impegnarsi in modo massiccio solo in occasione dei referendum?

Il ventennio berlusconiano aveva realizzato la parte del programma di Licio Gelli meno appariscente, ma forse più pericoloso: scardinare i luoghi della discussione, ridurre tutto al teatrino televisivo, togliere la politica dal quotidiano degli italiani per incastrarla solo nelle scadenze elettorali.

E poi quasi nessuno si è opposto alla damnatio memoriae della passione che si creò intorno all’impegno, al rigore, alla lucidità, alla capacità d’analisi e al progetto per il futuro dell’Italia che accompagnò Enrico Berlinguer per tutta la durata del sua indimenticabile azione politica.

Giorni fa, a Cagliari, per iniziativa di Sinistra Futura, Gavino Amgius, a lungo stretto collaboratore di Berlinguer, ha ricordato la sua umanità e la sua scelta di campo sempre coerente, mai tradita o anche semplicemente dimenticata. Ascoltandolo tutti noi ci siamo chiesti: ma come abbiamo fatto a ridurci così? Perché non abbiamo più la capacità di coinvolgere, di mobilitare, di motivare proprio quelli per cui un partito democratico di sinistra dovrebbe attivarsi al massimo delle sue potenzialità? Davvero conta di più chiedersi perché si perde per uno scarto di ottomila voti e non perché non siamo riusciti a portare ai seggi le decine di migliaia di persone che sono rimaste a casa?

E infine. Tutto questo sta accadendo non in una normale stagione di vita democratica, nel totale rispetto dei principi costituzionali, ma nel pieno di una deriva autoritaria che quei principi, quei valori, continua a mettere quasi quotidianamente sotto attacco. Basta la denuncia, che Articolo 21, instancabilmente, continua a ribadire, o bisogna cominciare a dare risposte politiche decise, adeguate, unitarie nella sostanza, non solo di facciata?


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