Carlo Mazzacurati nello sguardo di Lucia Baldini. Una mostra fotografica per ricordare il regista a dieci anni dalla scomparsa

0 0

Dieci anni fa moriva il regista Carlo Mazzacurati, attraverso i suoi film ha raccontato mondi marginali, province abitate da gente comune, ritmi lenti, ben lontani da quelli frenetici della metropoli, perdenti dignitosamente attaccati a dei gesti concreti di solidarietà, senza enfasi e senza retorica. Più che storie i suoi film erano “etiche dello sguardo”. La mostra “Carlo Mazzacurati nello sguardo di Lucia Baldini. Racconto fotografico per i film: La giusta distanza e La Passione” è stata inaugurata sabato 5 ottobre alla Pieve di San Giovanni Battista, a San Giovanni Valdarno (AR) nell’ambito delle iniziative legate alla 42esima edizione di ValdarnoCinema film festival, in programma dall’8 al 12 ottobre.

Carlo Mazzacurati è stato spesso definito come il “poeta degli umili e degli irregolari”. Nato il 3 marzo 1956 a Padova, è morto il 22 gennaio 2014, a soli 57 anni. Nei suoi 26 anni di carriera come regista ha diretto film importanti come La giusta distanza, L’amore ritrovato e La sedia della felicità. La mostra vuole essere un omaggio al suo lavoro, a 10 anni dalla sua scomparsa. “Nelle settimane in cui San Giovanni Valdarno diventa ‘città del cinema non potevamo non prevedere un omaggio a uno dei più interessanti registi italiani degli ultimi anni. – ha ricordato l’assessore alla cultura Fabio Franchi- lo sguardo di Lucia Baldini ci porta a indagare tra gli oggetti, i volti, le situazioni, e più genericamente l’immaginario che hanno contraddistinto la poetica del regista. Una poetica fatta di concretezza, che scava in profondità con sguardo attento, curioso, a volte ironico, a volte drammatico, ma sempre rispettoso, nelle gioie e nei dolori delle persone. L’autrice di questo ‘racconto fotografico’ è Lucia Baldini, apprezzatissima artista e fotografa di fama, che più volte ha lavorato nell’ambito della ‘scena’ musicale e teatrale-,  e che proprio collaborando ai set di Mazzacurati ha avviato l’attività di fotografa di scena in ambito cinematografico. Unendo l’intento di omaggiare un grande del nostro cinema con l’essere essa stessa opera artistica di per sé, questa mostra vuole essere anche un ulteriore invito a (ri)scoprire l’opera di Mazzacurati, a riflettere sul rapporto tra il suo cinema e il suo sguardo sulla realtà e a mostrare il suo approccio al lavoro sul set.” Quando si parla di cinema italiano spesso si allude ad un tipo di provincialismo che parrebbe indulgere sui vizi e i limiti culturali della cosiddetta civiltà italica; a fronte di ciò l’opera di Mazzacurati costituisce un’eccezione in quanto è squisitamente provinciale, quanto radicata universalmente nel mondo degli umili e degli irregolari.  Nei film di Mazzacurati è la ragione dei perdenti a condurre il gioco, sia essa affidata alla rabbia picaresca dei due ladri crepuscolari di sacre icone o all’ostinata solitudine di Vesna, la giovane ceca che non si rassegna al proprio destino, che è di tornare, sconfitta, al proprio paese. Sia che si pongano fuori dalla legge degli uomini e della morale, sia che si contrappongano a talune forme di violenza o di sopraffazione, i personaggi di Mazzacurati sono ugualmente destinati a soccombere in un mondo spesso cinico e ipocrita. É la moralità degli umili che non si schierano dalla parte di coloro che detengono il potere, e in questa sorta di utopia mancata, risiede l’originalità del pensiero del regista.

Lucia Baldini fotografa di scena molto apprezzata che nell’ambito dello spettacolo lavora da oltre trent’anni, ha partecipato alla inaugurazione ricordando come “Questa mostra è per me una nuova preziosa occasione per rendere omaggio a Carlo Mazzacurati, a cui personalmente devo molto soprattutto per la sua straordinaria umanità e mi auguro che sia un ulteriore stimolo per ricordare la bellissima pagina che ha scritto per il cinema italiano. Ho conosciuto, come fotografa, la diversa dimensione di raccontare e la particolare umanità del cinema, grazie all’incontro con Carlo Mazzacurati, lavorando per i film La giusta distanza e La Passione. La particolarità di questo incontro è che mi sono trovata nella piacevole condizione che il mio coinvolgimento sia andato ben oltre i mesi di ripresa del film, perché in entrambi i casi tutto è iniziato l’anno precedente attraverso la lettura della sceneggiatura e i sopralluoghi, permettendomi così di dare il mio contributo nell’interpretazione della scrittura attraverso delle visioni. Incontrare Carlo Mazzacurati è stato un immergersi delicato e sensibile in una narrazione poetica e intima continua. Il suo osservare e raccontare, nei suoi film, la provincia, i vizi, i mali e i pregi andando a individuare le storture e dando comunque spesso la possibilità di trovare del positivo nei luoghi meno consueti, l’amore per un territorio estraniante e magico dal punto di vista paesaggistico, quale è il delta del Po, che è allo stesso tempo un luogo di inadeguatezze e di inquietudini dal punto di visto umano, sono stati senz’altro elementi appassionanti in cui immergersi e lasciarsi coinvolgere”.

Interessanti elementi caratterizzano questo lavoro di Lucia Baldini. Per “La giusta distanza” sono il territorio, acquisisce un ruolo dominante sulle scene. Un racconto che va a indagare anche delle dinamiche sociali legate all’identità del luogo: il Polesine attuale. Ma è soprattutto l’idea della provincia legata ai ritmi della campagna e della pesca in cui una ricchezza improvvisa determinata da finanziamenti europei ha costruito una contraddizione di comportamenti sociali che vengono evidenziati nel film e in alcune immagini in mostra.

Gli attori visti più nell’ottica di raccontare l’umanità del personaggio interpretato che non nell’idea divistica dell’attore, l’integrazione con persone che vengono da culture e paesi diversi, il senso di estraniamento e di desolazione in cui alcuni personaggi vivono il loro quotidiano.

La sezione dedicata al film “La Passione” si costruisce in due momenti: quello della realtà di una processione del venerdì santo del 2008, che ha coinvolto gran parte della popolazione di un piccolo borgo della Toscana, di cui Mazzacurati ha curato la regia “teatrale”. Una piccola comunità che si mette in gioco per celebrare nelle vie del paese un momento religioso, ma anche sociale e collettivo. E poi quello del 2009 in cui La passione è stata scritta ed è diventata il film che Mazzacurati ha diretto. Le due Passioni hanno però molti punti di contatto tra loro: l’ironia, l’intensità, il coinvolgimento di un numero importante di attori e figuranti, la pioggia e la Toscana.

 

Entrambi i lavori partono dalla ripresa fotografica digitale dove il colore è l’elemento narrante principale, interrotto occasionalmente da alcuni interventi in bianco e nero.

Sono oltre cento gli scatti esposti di dimensioni ogni volta diverse che compongono l’istallazione di trenta micro mosaici rendendo le atmosfere della storia, dei luoghi, del lavoro degli attori e della troupe, e la capacità di Mazzacurati di cucire assieme elementi ogni volta nuovi e in movimento e trasmettendo ad attori e troupe l’essenza e la complicità del suo creare e operare. L’esposizione sarà visitabile fino a domenica 27 ottobre dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19,30 e il sabato e la domenica dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 17 alle 19,30.

Per informazioni 055 9126268 o scrivere a info@prolocosangiovannivaldarno.it,


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21