Ad aprile scorso i giornalisti dell’Agenzia Agi scesero in piazza per portare sotto i riflettori la loro storia. Ci riuscirono: il caso dell’Agenzia Italia qualche settimana più tardi è diventato parte del “dossier Italia” stilato dall’Europa in riferimento soprattutto alla concentrazione dei media nelle mani di pochi, e in particolare ai rischi derivanti dal fatto che questo “pochi” hanno anche legami col governo, come nel caso specifico di Antonio Angelucci. E’ seguito un periodo di pausa apparente, ma si sa che la procedura della vendita dell’Agenzia Italia sta andando avanti e nel giro di un mese potrebbe concludersi.
Il comitato di redazione di Agi in questi giorni è tornato a chiedere all’editore attuale (l’Eni), ” da 50 anni garanzia di pluralismo e indipendenza, di fare chiarezza sull’ipotesi di cessione di cui si discute ormai da quasi un anno, e che ha rappresentato per mesi tema di dibattito per la stampa nazionale ed internazionale. Per tutto il 2024 il corpo redazionale si è battuto con dignità e determinazione – con scioperi ed iniziative di mobilitazione – contro la prospettiva di vendita della testata al gruppo editoriale riconducibile al parlamentare Antonio Angelucci, ravvisando il rischio di una anomalia unica in Europa nell’ambito delle fonti di informazione primaria. La posizione ufficiale dell’editore è stata resa nota attraverso un comunicato stampa in cui si spiegava che era pervenuta ‘una manifestazione di interesse non vincolante e non sollecitata’, dopodiché non è stata fornita alla redazione alcuna altra informazione. I giornalisti dell’Agi, che sin dall’inizio dell’intera vicenda hanno chiesto una procedura trasparente con relativa gara qualora l’editore intenda proseguire sulla strada della vendita, hanno il diritto di ricevere risposte sugli eventuali sviluppi della manifestazione di interesse e, soprattutto, sul loro futuro lavorativo: in assenza, il Cdr è pronto a nuove iniziative di mobilitazione. Il perdurare dell’incertezza sul futuro dell’agenzia, in aggiunta alle tante indiscrezioni che tutt’ora si rincorrono, rischia di ripercuotersi sul lavoro quotidiano, già messo a dura prova dall’assenza di una riorganizzazione, più volte sollecitata alla Direzione, a seguito del numero elevato di fuoriuscite di colleghi nell’ambito del piano di sospensione sottoscritto con l’azienda”. Sul caso-Agi c’è stato anche un intervento dell’europarlamentare del Pd, Sandro Ruotolo che ha espresso solidarietà alla redazione chiedendo, però ad Eni “risposte chiare su futuro testata”.
“Ancora una volta esprimiamo la nostra solidarietà ai giornalisti dell’agenzia di stampa Agi impegnati a scongiurare l’ipotesi della svendita di una fonte primaria, quale è un’agenzia di stampa, a un gruppo editoriale riconducibile ad un parlamentare. – scrive Ruotolo – Dall’altra esprimiamo convinta preoccupazione per l’indeterminatezza della situazione e ci uniamo alla richiesta della redazione di avere dall’editore, Eni, risposte chiare e trasparenti sul futuro della testata. L’editore ponga fine a questo soffocante silenzio degli ultimi sei mesi e dia certezze di futuro a una realtà giornalistica che da oltre mezzo secolo rappresenta un punto di riferimento quotidiano nel panorama informativo nazionale”.