Una Commissione di guerra 

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Va a finire che il migliore, nella nuova Commissione europea, sia proprio Fitto, il democristiano buono per tutte le stagioni, passato dal berlusconismo al melonismo senza fare un plissé. Quanto meno non è liberista, non è guerrafondaio, non è razzista e non intende distruggere l’economia del Vecchio Continente e, di conseguenza, milioni di posti di lavoro con un rigorismo inutile e dannoso; insomma, è solo un furbacchione che, fiutando per tempo l’aria, si è riposizionato, approdando in Fratelli d’Italia più per convenienza che per convinzione.
Va a finire che bisogna sostenerlo, anche se personalmente non lo voterei, e mi auguro che quel che resta dell’opposizione non lo faccia, dato che per lo meno bilancia con un po’ di antica saggezza, figlia dello scudo crociato, la follia di tutti gli altri.
Per il resto, questa è una Commissione di guerra, priva di un’effettiva autonomia decisionale, i cui propositi purtroppo sono chiarissimi. Ursula von der Leyen si sta rivelando la peggiore in assoluto sulla scena politica continentale. La nuova squadra, infatti, è non solo spostata a destra ma attestata su posizioni assurde per quanto riguarda il tema del conflitto in Ucraina. Basti pensare allo strapotere affidato ai baltici, desiderosi di menar le mani e convinti di poter compiere una vendetta storica nei confronti della Russia: un’ipotesi talmente irrealistica che ci auguriamo che qualche esperto militare ne neutralizzi le intenzioni. Basti pensare alla scelta compiuta in merito alle migrazioni, attraverso una linea all’insegna dei muri e del filo spinato. Basti pensare all’eterno ritorno di Dombrovskis, il lettone che non ha ancora capito che l’austerità, di cui lui è uno dei massimi sostenitori, costituisce uno dei principali motivi per cui dilagano ovunque i sostenitori di Putin. Basti pensare che del piano presentato da Draghi, di per sé non esaltante, l’unico aspetto che verrà messo in atto è il riarmo.
Mai visto niente di simile. Al che, vien da dire, con una punta di pessimismo, ma anche con profondo realismo, che l’Unione Europea stavolta sia davvero finita. Non ha futuro, difatti, una comunità che non è più tale, una congrega priva di una linea politica e diplomatica, un insieme di egoismi e individualismi dissennati il cui unico collante è l’odio per un nemico che si sono creati da soli e che finirà col dilaniarli, facendo leva sul malcontento che le loro scelte provocano, quotidianamente, nell’opinione pubblica.
Ben venga, pertanto, questo pugliese di Maglie, terra natale di Aldo Moro, il cui ruolo sembra essere più esornativo che reale ma che almeno saprà svolgere con dignità. Si occuperà di coesione, probabilmente non gli faranno toccare palla e non sarà colpa sua. Finito il PNRR, ultima speranza di cambiamento e rilancio per un progetto ormai fallito, l’Unione Europea non avrà più ragione di esistere. E ad annientarla non sarà stato Putin, che pure ne trarrà giovamento, ma chi ne ha minato i pilastri, svenduto la dignità e provocato il vassallaggio a interessi che nulla hanno a che spartire con le esigenze dei popolo e persino con quelle delle élite.
Sì, Ursula, con questa Commissione, sul banco degli imputati nel tribunale della storia ci sarai anche tu.

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