Nanni Moretti ha un linguaggio asciutto e non soggiogato da frasi ellittiche o da retoriche paludate. E così è stato alla Biennale di Venezia, dove il famoso e premiato regista ha detto che il Re è nudo: la legge sul cinema è assai brutta e negativa. Si tratta, in verità, del decreto sul Tax Credit, un rimaneggiamento del testo varato da Dario Franceschini finora in vigore. Si tratta di un articolato teso a privilegiare la componente già solida e abbiente rispetto alle iniziative indipendenti. Serie A e serie minori, insomma. Sta emergendo, per di più, che l’ex ministro Sangiuliano- a dimissioni acclarate- avrebbe varato la Commissione che dovrà giudicare la parte autoriale dei film, destinataria dei cosiddetti contributi selettivi. E di questa quota di circa 80 milioni poco più di 50 sono dedicati alla valorizzazione dell’identità nazionale. Ora le carte passano al nuovo titolare del dicastero Giuli. Riproporrà tout court l’articolato del predecessore o avrà il coraggio di riaprire il caso? Molto dipenderà dalle opposizioni in Parlamento, dalle associazioni di settore e dalle organizzazioni sindacali. Diversi soggetti con grande generosità sino già scesi in campo. Serve ora un vero salto di qualità. Nanni Moretti ruppe gli indugi nel 2002 su un palco di piazza Navona a Roma, fustigando limiti e incertezze politiche delle sinistre. Oggi l’autorevole personaggio scompiglia le cose in un ambiente diventato via via troppo afono e consociativo. Prendiamo le parole di Moretti come il colpo di inizio di un reale ampio movimento. Articolo 21 c’è.