Senza un’informazione libera e accessibile, non può esserci vera partecipazione o consapevolezza civica

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Sono da anni impegnata nella promozione di un giornalismo di qualità e nel contrasto ai discorsi di odio e coloro che li fomentano, difendendo uno spazio pubblico basato sul rispetto e la verità sostanziale dei fatti. Il ruolo del giornalismo in questa fase storica è fondamentale nel promuovere il pensiero critico e l’approfondimento, specialmente in un contesto dove fenomeni complessi vengono invece solo stigmatizzati e la repressione sociale è sempre più evidente. Anziché investire nella spesa sociale o limitare il potere del mercato e della finanza e dei signori della guerra, gli stati, il nostro in primis,  adotta risposte repressive, colpendo le classi subalterne e militarizzando le frontiere. In questo quadro, il giornalismo ha l’arduo compito di rendere comprensibili dinamiche complesse, soprattutto quelle che dividono il centro dalla periferia, dove si contrappongono coloro che possono guardare il mondo da “ovunque” e quelli che, invece, rimangono bloccati dall’apartheid della frontiera.  Credo fortemente che il diritto a informare ed essere informati sia uno strumento chiave per le democrazie: senza un’informazione libera e accessibile, non può esserci vera partecipazione o consapevolezza civica.


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