L’associazione “Per non dimenticare”, presente in Libano per ricordare i quarantadue anni dalla strage di Sabra e Chatila del 1982 e rivendicare il diritto al ritorno del popolo palestinese, esprime solidarietà alle vittime libanesi; tra ieri ed oggi, il Libano, ancora una volta, ha subito un attacco terroristico israeliano.
Ciò che è avvenuto in Libano, con la deflagrazione degli strumenti di comunicazione ed elettronici, detonati indiscriminatamente e in contemporanea in vari luoghi del paese, identifica ancora una volta la politica terrorista del governo israeliano. Quello che è avvenuto non è un’azione di guerra ma un’azione terroristica, attuata al solo fine di affermare spregiudicatamente la propria supremazia coloniale in questa parte del mondo.
Israele, pur di colpire alcuni componenti dell’organizzazione di Hezbollah, non si fa scrupolo di uccidere e terrorizzare la popolazione locale, con esplosioni incontrollate avvenute anche in luoghi pubblici come supermercati, centri storici, condomini o luoghi familiari; una politica militare volta a colpire e a terrorizzare la popolazione civile, colpevole soltanto di appartenere a questo paese e a questo popolo, proprio in continuità con quanto da mesi viene praticato contro la popolazione di Gaza e Cisgiordania, in aperta violazione e disprezzo delle regole sancite dal diritto internazionale.
Il diritto internazionale, lo ricordiamo, non prevede di poter colpire le popolazioni civili, non permette la distruzione delle infrastrutture, non autorizza l’instaurazione di un regime di apartheid, o azioni e politiche volte alla sostituzione etnica della popolazione nativa; questi principi sono ampiamente calpestati dalle azioni di guerra e di repressione attuate da anni da Israele contro le popolazioni palestinese e libanese, nonostante la denuncia, espressa anche dall’ONU e dal Tribunale Internazionale, rispetto alle possibili conseguenze a breve termine, e cioè il possibile allargamento del conflitto a tutta la regione mediorientale.
E’ anche per questo motivo che la nostra delegazione continuerà ad esprimere il suo appoggio politico alla resistenza anti-coloniale e anti-apartheid israeliano, oltre a proseguire nel suo percorso di conoscenza e solidarietà e a denunciare il silenzio della comunità europea e degli Stati che la compongono. Ancora una volta vogliamo ribadire che questa politica, a Gaza e nei territori occupati della Cisgiordania, non è iniziata il 7 ottobre, ma affonda le sue radici nella cacciata del popolo palestinese dalla Palestina nel 1948.