Il decreto legislativo 8 novembre 2021 n.208 (recante il nuovo testo unico per le radiodiffusioni) recita al comma 14 «La nomina del presidente del consiglio di amministrazione è effettuata dal consiglio medesimo nell’ambito dei suoi membri…».
Non ha alcuna legittimità normativa l’ipotesi evocata spesso -quindi- per cui il/la presidente è una delle due personalità indicate dal governo.
No. All’esecutivo spetta solo la scelta dell’amministratore delegato, cui peraltro la legge del 2015 voluta fortemente dall’allora premier Matteo Renzi assegnò poteri abnormi.
Quindi, al netto di antipatici giudizi sulle qualità, l’evocazione ricorrente del nome di Simona Agnes – voluta dall’esecutivo- rappresenta solo un’eventualità. Non c’è alcun obbligo al riguardo.
Inoltre, serve per rendere efficace l’atto l’acquisizione del parere favorevole dei due terzi dei componenti della Commissione parlamentare di vigilanza.
Ecco, qui sta un passaggio politicamente davvero delicato. La frattura dolorosa dentro il fronte progressista sul voto per il consiglio di amministrazione – la parte di emanazione parlamentare- potrebbe forse almeno parzialmente rimarginarsi se tutte le anime dello schieramento di opposizione alla destra mantenessero fermo il punto: non dare alcun gradimento, inceppando il marchingegno volto alla consacrazione di TeleMeloni. E l’eventuale necessità da codice civile di attribuire quel ruolo al più anziano – il leghista sui generis e grande navigatore Antonio Marano- conterebbe ben poco: la mera ordinaria amministrazione.
Insomma, non arrendiamoci. La lotta continua. E il carissimo neoconsigliere Roberto Natale avrà un gran lavoro: in difesa e in attacco. Gli staremo vicini, ovviamente.
Ne va non solo della Rai, bensì delle libertà e dell’assetto democratico scolpito nella Costituzione antifascista.