Narrazioni belliciste, menzogne per giustificare crimini, un sistema di informazione che non informa più: non è tornato il fascismo, è sempre rimasto tra noi

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Il fascismo non è mai scomparso: non è certo morto con Benito Mussolini nel 1945, né con Giorgio Almirante nel 1988. È sopravvissuto, si è trasformato e si è diffuso, mantenendo però intatto quell’inconfondibile nucleo di rancore, razzismo, suprematismo e nazionalismo che ancora oggi si manifesta in Italia, così come in altre latitudini del mondo”. Lo dice in modo limpido Luciano Canfora, filologo e storico di fama mondiale e professore emerito, durante la giornata conclusiva della Festa de Il Fatto Quotidiano alla Casa del Jazz di Roma: “Di alcuni fenomeni storici spesso non sopravvivono le esteriorità, ma atteggiamenti mentali profondi come suprematismo, razzismo, rancore nei confronti del sindacalismo e degli operai che rivendicano i propri diritti, un nazionalismo eccessivo che impone determinate politiche sociali”.

Parlare del suo volume “Il fascismo non è mai morto” (Edizioni Dedalo), è anche l’occasione per analizzare le politiche del governo di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia che ha raccolto l’eredità di un partito neofascista come il Movimento sociale italiano e poi di Alleanza nazionale: “Meloni è impegnata in politica sin dall’adolescenza, avendo militato nelle formazioni giovanili del Movimento sociale italiano e poi di Alleanza nazionale. Questa militanza conferma un’ opzione politica di partenza, non c’è dubbio. Ma nessuno rimane uguale a se stesso, come sosteneva Eraclito: nessuno può entrare due volte nello stesso fiume, perché l’acqua che l’ha bagnato la prima volta, nel frattempo, va via seguendo la corrente. Infatti Meloni sta tentando di liberarsi delle scorie del fascismo e di trasformare Fratelli d’Italia in un partito conservatore. Prova ne sono la condanna delle leggi razziali, ribadita in occasione del giorno della memoria, e i riferimenti culturali non più a pensatori come Julius Evola ma a Roger Scruton. Tuttavia occorre fare i conti con una minoranza combattiva che continua a rimarcare la continuità col fascismo. Quando gruppi di nostalgici si riuniscono a Predappio, città natale di Mussolini, per celebrare il centenario della marcia su Roma, o per la commemorazione dei fatti di Acca Larentia, Meloni parla di manifestazioni politicamente distanti. Si guarda bene dal definire delinquenti quelle persone che, per tutta risposta, rivendicano il fatto di averla sostenuta e di aver contribuito al suo percorso verso Palazzo Chigi. Ma certi gruppi di nostalgici sono un ingombro lungo la strada che la premier sta cercando di percorrere, anche e soprattutto in Europa: non può svincolarsi ma deve tenerli a bada. Il governo Meloni punta a rafforzare il potere esecutivo e a depotenziare il legislativo, sebbene la Costituzione sancisca l’esatto contrario. Ci troviamo davanti a un tentativo di capovolgere l’assetto dettato dalla Carta e di modificarne lo spirito, cosa che personalmente trovo molto preoccupante. Perché il fascismo è l’esatto contrario della nostra Costituzione”.

L’ultimo libro di Canfora è una guida per chi vuole approfondire questo tema che è stato sempre dibattuto, ma mai definito: sembra scontato ricordarlo ma i giudizi restano sospesi quando si vuole determinare che il fascismo per davvero non è mai morto, in quanto per la Costituzione e per il nostro ordinamento giuridico non è consentito che si possa dire che il fascismo c’è ancora, che sia legale. In pratica tutti sappiamo che c’è, ma facciamo finta che non ci sia: i telegiornali rilanciano continuamente la simbologia dei saluti romani e, nell’introduzione di Canfora, si leggono le cronache di momenti salienti degli ultimi anni, le cui interpretazioni dimostrano che, in Italia e all’estero, il fascismo e il nazismo sono presenti e fanno parte del quadro politico europeo, anche nelle istituzioni.

Anche la legge sull’autonomia differenziata preoccupa il professore: “Si è passati dall’idea di fantomatiche secessioni del Nord e improbabili colpi di Stato al disegno di legge firmato da Roberto Calderoli. Preoccupa perché è la contropartita che una forza politica rende all’altra in cambio del cosiddetto premierato, dove il capo – che si autodeclina al maschile anche se è una donna- si interfaccia con una massa che non è più il popolo, bensì una folla indistinta”.

Siamo un Paese perennemente sotto al cappio del “post”: post capitalismo, post patriarcato, post fascismo: “Intercettare il disagio e strumentalizzarlo per creare false promesse di una presunta giustizia sociale ricordano altre buie epoche storiche, penso al cardinale Ruffo che perseguitava i giacobini e metteva fine alla repubblica napoletana del 1799, al nazismo che perseguitava gli ebrei e a oggi in cui ci si accanisce contro i migranti. Il fascismo ha tante facce ma una sostanza unica e in questo senso non se n’ è mai andato”. Esiste però un antidoto, secondo il prof Canfora, e ce lo svela con aria pacifica e il consueto guizzo negli occhi, un potente vaccino contro tutte queste forme di fascismo: “Studiando la storia: se sui banchi di scuola si desse maggiore spazio agli avvenimenti che hanno segnato il XX secolo, quella diventerebbe di certo la forma più interessante ed efficace di vaccino per le nuove generazioni”.


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