Ministro Giuli, fascismo e anti-fascismo pari non sono

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Ministro Giuli, innanzitutto buon lavoro! Noi non siamo come voi, riconosciamo che, purtroppo, avete vinto le ultime elezioni e pensiamo che abbiate tutto il diritto di attuare il vostro programma e seguire le vostre idee. A una condizione, però: che esse non entrino in contrasto con la Costituzione, che essendo un patrimonio colletivo non può essere calpestata da chicchessia.
Non entriamo nel merito della vicenda del suo predecessore: ne abbiamo accolto con piacere le dimissioni e non intendiamo infierire. Ribadisco: noi non siamo come voi e abbiamo rispetto per il dramma umano e politico di un uomo dal quale ci divide tutto più qualcosa ma verso cui non ci sogniamo minimamente di usare le armi dell’infamia e dell’aggressione alle spalle. Si è dimesso, dunque ormai è un privato cittadino. Faccia i conti con la sua coscienza e con i suoi errori e torniamo a discutere del presente.
Caro Giuli, anche di lei non condividiamo praticamente nulla: né la sua storia, vicina ad ambienti piuttosto di destra, per usare un eufemismo, né ciò che ha scritto, nel corso del tempo, sulle diverse testate che l’hanno ospitata. Prima di giudicarla, tuttavia, attendiamo di vederla all’opera. Ci teniamo, però, a farle presente sin d’ora che continueremo a opporci strenuamente al disegno di questo governo di equiparare, di fatto, fascismo e anti-fascismo, attraverso una revisione di comodo della verità storica, delle sentenze dei tribunali e della matrice di stragi, depistaggi e orrori d’ogni sorta. La sinistra, con tutti i suoi limiti, ha fatto i conti con se stessa, con i suoi torti, con i suoi cedimenti e con quell’album di famiglia che tanto l’ha imbarazzata negli anni del terrorismo. A destra, è sotto gli occhi di chiunque, questo processo, ahinoi, non è ancora stato portato a compimento, se non da singole personalità, per lo più isolate e considerate alla stregua di “traditori”.
Quest’anno ricorrono gli ottant’anni dalle stragi nazi-fasciste sull’Appennino tosco-emiliano, il prossimo anno si celebrerà l’ottantesimo anniversario della Liberazione. Ebbene, poiché le è stato affidato un dicastero impegnativo come quello della Cultura, si ricordi di ciò che scriveva Enzo Biagi: “Ho rispetto per tutti i giovani, in particolare per coloro che non hanno avuto un domani, ma c’è differenza fra chi si batteva dalla parte di Hitler e dei suoi alleati e chi contro”. Non c’è altro da aggiungere.

Vigileremo sul suo operato come abbiamo sempre fatto: senza pregiudizi ma, al contempo, senza alcuna acquiescenza.


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