Sono passati 4 anni dalla morte di Mario Paciolla a San Vicente del Caguán (Colombia) dove lavorava per conto dell’Onu alla verifica degli accordi di pace.
Depistaggi, omissioni, silenzi e due richieste di archiviazione da parte della Procura di Roma che ritiene che Mario si sia suicidato nonostante le evidenze dell’autopsia del Dr Fineschi che smentiscono questa ipotesi. Lo stesso Mario Paciolla aveva prenotato in fretta un volo di ritorno esternando paura e preoccupazione ai suoi genitori, E poi i frettolosi interventi di colleghi dell’Onu che hanno ripulito letteralmente l’abitazione di Mario più attenti a suggerire la pista del suicidio che a preservare la scena.
La famiglia, gli amici, i tanti attivisti, le associazioni come Amnesty International e Articolo 21, da quattro anni sono al fianco della famiglia per chiedere verità e giustizia.
Un appello sposato anche dai deputati del PD Marco Sarracino, Fabio Porta, Laura Boldrini, Lia Quartapelle e Vincenzo Amendola che il 19 settembre hanno presentato un’interrogazione a risposta in Commissione (5-02828) indirizzata al Ministro degli Esteri della quale riportiamo il testo.
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Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Per sapere – premesso che:
il 15 luglio 2020 Mario Paciolla, cooperante dell’ONU che si trovava in Colombia come osservatore per monitorare gli accordi di pace tra il Governo colombiano e il gruppo armato delle FARC (Forze armate rivoluzionarie colombiane), è stato trovato morto con un cappio al collo e tagli sui polsi. Uno dei primi a ritrovare il corpo è stato il responsabile della sicurezza della missione cui partecipava lo stesso Paciolla. L’appartamento dell’avvenuto ritrovamento del corpo è stato ripulito con la candeggina e alcuni indumenti gettati via; oggetti con sopra campioni biologici sono stati fotografati, ma non acquisiti secondo le procedure previste. Il materasso e altri oggetti con liquido che sembrava sangue sono stati trasportati in una discarica, sono stati prelevati e mai più ritrovati le agende e i quaderni di Paciolla;
la morte di Mario Paciolla è stata classificata come suicidio, dopo un’autopsia effettuata da un medico delle Nazioni Unite, in assenza, tuttavia, di un legale. L’ipotesi non convince famiglia e amici. Il caso giudiziario è stato prontamente chiuso in Colombia, ma la Procura di Roma ha avviato un’indagine contro ignoti per omicidio. Lo scorso 14 giugno, anche la Procura di Roma ha chiesto, per la seconda volta, l’archiviazione dell’inchiesta in Italia. La famiglia, supportata dalle evidenze scientifiche dell’autopsia, da testimonianze e dagli stessi racconti di Mario, prima della morte, non crede a questa tesi e ha presentato opposizione all’ufficio del gip del Tribunale di Roma, che dovrà esprimersi al riguardo;
dopo anni di indagini e depistaggi, denunciati dalla sua famiglia, i genitori del cooperante sono stati auditi a marzo 2024 presso la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, dove hanno chiesto verità e giustizia per il figlio, auspicando l’accertamento della verità e che le istituzioni e la politica siano sempre in grado di garantire la sicurezza degli italiani che all’estero si adoperano per il rispetto dei diritti umani;
Amnesty International ricorda che la Colombia nel 2019 è stato definito il paese più letale, con almeno 106 omicidi di leader contadini, nativi e di discendenza africana, nel contesto di un conflitto armato interno ancora intenso, al quale Mario Paciolla stava lavorando. Secondo i dati dei rapporti annuali di Amnesty International, dalla firma degli Accordi di pace del 2016 a L’Avana, sono stati uccisi più di 135 ex guerriglieri e 970 leader sociali e persone attiviste per i diritti umani;
la famiglia attende anche la restituzione degli scritti del proprio figlio: osservazioni personali, articoli giornalistici, poesie e racconti che certamente esistevano, ma che non sono stati riportati in Italia insieme al suo feretro;
si chiede di sapere:
quali iniziative di competenza il Ministro in indirizzo, di raccordo con l’Ambasciata italiana a Bogotà, intenda intraprendere affinché siano acquisiti, mediante tutte le interlocuzioni necessarie con le competenti autorità colombiane, tutti gli elementi utili all’accertamento della verità da parte dell’autorità giudiziaria;
quali iniziative il Governo italiano abbia intrapreso, nei quattro anni trascorsi dalla scomparsa di Mario Paciolla, al fine di ottenere giustizia e verità, anche sostenendo la battaglia dei suoi familiari e della società civile mobilitatasi attorno alla memoria del cooperante e sollecitando una piena collaborazione da parte delle autorità colombiane.