L’espansione del monopolio Zuncheddu

0 0

Si fa sempre più grave in Sardegna lo stato dell’informazione. Il monopolio dell’editore Sergio Zuncheddu, proprietario della testata giornalistica, dell’emittente televisiva e di quella radiofonica più importanti dell’isola, affidate ad un unico direttore, aggiunge un altro tassello al mosaico del suo potere. Come ci informa nel suo dettagliato articolo il collega Pier Giorgio Pinna, da ottobre l’unico giornale concorrente de L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, non sarà più stampato a Sassari, sua storica sede, ma nel centro stampa di Cagliari, dello stesso Zuncheddu. Il lento, progressivo dissanguamento deciso nei tanti cambi di proprietà del giornale sassarese sta progressivamente decretandone la morte, insieme con i massicci allontanamenti dal lavoro.

La violenta campagna di stampa contro la nuova giunta regionale condotta dal quotidiano cagliaritano sul tema della transizione energetica dipinta a caratteri foschi come la condanna a morte dell’ambiente e del paesaggio sardo, ha caratterizzato e continua a caratterizzare la discesa in campo dell’editore che ha firmato più volte in prima persona le critiche all’attuale giunta che non ha alcuna responsabilità rispetto a progetti presentati – e in qualche caso approvati – dalle giunte precedenti di centrodestra. Ma in quegli anni, quei lunghi anni, non si era levata alcuna voce di allarme e condanna

Contemporaneamente La Nuova Sardegna ha preso posizione diversa, cercando di spiegare ed illustrare l’azione della giunta Todde per abbandonare progressivamente il fossile (che enormi danni ha causato alla salute dei sardi e dell’ambiente) per approdare ad una distribuzione razionale di impianti di energia rinnovabile, come fotovoltaico o eolico.

Da ottobre i lettori della Nuova Sardegna dovranno attendere l’arrivo da Cagliari dei furgoni contenenti le copie del loro giornale. Mentre prima anticipavano il quotidiano concorrente, da ottobre in poi le due testate saranno in edicola contemporaneamente. Avranno ancora bei titoloni contrapposti?

Tutto questo meriterebbe una riflessione anche da parte politica che finora non c’è stata. Sembra quasi che si preferisca non disturbare il padrone assoluto e unico, piuttosto che porre seriamente il tema del pluralismo nell’informazione, così come dall’interno delle testate la voce più alta che si leva è ‘tengo famiglia’. Attenzione, perché il modello sardo potrebbe rapidamente estendersi ad altre situazioni simili e chi ne pagherebbe il prezzo più alto sarebbero i cittadini e la funzione democratica del giornalismo.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21