Fnsi, ancora bavaglio alla stampa

0 0

«Chi vuole mettere il bavaglio alla stampa è riuscito a completare l’opera. Dopo l’ok del parlamento a inizio anno, la norma Costa entra nel Codice di procedura penale. Il via libera in Consiglio dei ministri allo schema di decreto legislativo di modifica all’articolo 114, che imponeil divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare, è una brutta notizia per i giornalisti e ancor più brutta per i cittadini, che non potranno conoscere per mesi fatti di rilevante interesse pubblico». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale Fnsi.
«Il governo italiano – prosegue – usa due pesi e due misure: nei confronti dei balneari fatica a recepire una direttiva del 2006, la Bolkestein, nel caso dei giornalisti è riuscito ad approvare per ben due volte la direttiva sulla presunzione di non colpevolezza, prima con la riforma Cartabia e infine con la modifica al Codice di procedura penale».
«Il sindacato dei giornalisti – conclude Costante – continuerà la sua lotta per il diritto di informare ed essere informati, sempre più minacciato da leggi bavaglio, conferenze stampa a senso unico, politici che parlano attraverso video autoprodotti, querele fatte per bloccare l’attività dei cronisti. Leggi liberticide, incertezza occupazionale, stipendi bloccati da dieci anni e compensi da fame per i freelance stanno rendendo questo Paese meno democratico. Su questi temi chiediamo all’Europa di non spegnere il faro acceso nei mesi scorsi».
Sulla vicenda interviene anche il presidente Vittorio di Trapani, che sui social scrive: «Questo governo continua a smantellare l’art.21 della Costituzione. Mentre tiene in ostaggio la Rai perché impantanato nella guerra per spartirsi le poltrone, mentre ottiene 15 minuti in prima serata per l’intervista auto-assolutoria di un ministro ex dirigente Rai, il governo trova il tempo di imporre un nuovo bavaglio alla stampa e ai cittadini, che saranno meno informati. Un ritorno al passato che nulla ha a che vedere con il garantismo. In realtà il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare è un piacere ai potenti che vogliono l’oscurità e ai colletti bianchi».

 

 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21