La chiusura della sede di Ramallah di al-Jazeera da parte delle autorità israeliane è un altro vergognoso attacco al diritto alla libertà d’espressione e un colpo devastante alla libertà di stampa.
In un contesto di crescenti violazioni del diritto internazionale, come le operazioni militari nella Cisgiordania occupata e gli incessanti attacchi contro la Striscia di Gaza occupata col reale rischio di genocidio, è fondamentale che la stampa possa raccontare cosa sta accadendo. La chiusura della sede di Ramallah di al-Jazeera è un palese tentativo del governo israeliano di limitare la copertura delle sue violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.
Le autorità israeliane hanno dimostrato fino a che punto sono disposte ad arrivare per evitare che la stampa critichi le loro azioni e l’opinione pubblica ne venga a conoscenza. Chi fa giornalismo deve avere il diritto di lavorare liberamente e in sicurezza, senza temere arresti, minacce, intimidazioni o altre forme di rappresaglia.
Già le autorità israeliane hanno impedito alla maggior parte della stampa internazionale di entrare liberamente nella Striscia di Gaza occupata per documentare la guerra in corso. Ora stanno ampliando il giro di vite contro i media nella Cisgiordania occupata. Devono immediatamente annullare l’ordine di chiusura e porre fine alle minacce, alle intimidazioni e agli ostacoli nei confronti della stampa e di altri operatori dell’informazione nel Territorio palestinese occupato, secondo quanto previsto dal diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.
Nel maggio 2024 le forze israeliane avevano già fatto irruzione nella sede di al-Jazeera a Gerusalemme Est occupata. La decisione era stata presa ai sensi di una nuova norma, chiamata “legge al-Jazeera”, che autorizza il ministero delle Telecomunicazioni, con l’approvazione del primo ministro, ad assumere provvedimenti contro la stampa estera che diffonde notizie ritenute una minaccia alla sicurezza nazionale durante la guerra a Gaza. L’ordine di chiusura è stato via via rinnovato dalle autorità israeliane.
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