L’entrata nella scena del consiglio di amministrazione della Rai di uno dei fondatori di articolo21, Roberto Natale, attenua il malessere. Purtroppo, la scelta della cosiddetta governance avviene con la vecchia e pessima legge voluta nel 2015 dall’allora Presidente del consiglio Matteo Renzi.
Non si è voluto varare un provvedimento a temine che garantisse un passaggio di transizione, a partire dal rispetto dell’European Media Freedom Act, il cui articolo 5 sui criteri di nomina del Cda entrerà in vigore nell’agosto del prossimo anno. Non solo. Pende anche l’udienza presso il TAR del Lazio sul ricorso sottoscritto da alcuni dei candidati (con la cura di Roberto Zaccaria), critici rispetto all’assenza di criteri di trasparenza e comparazione tra i nomi.
Insomma, come prima e più di prima.
La faccenda -già di per sé amara- si è aggravata per la divisione nel e del fronte progressista: 5Stelle e AVS hanno votato, il PD no.
Un gran peccato. Per scomodare (ci perdoni) don Lorenzo Milani “la politica è fare insieme”. Aggiungeremmo: meglio persino sbagliare, ma insieme. Insieme è la parola-chiave.
Una frattura che dovrà essere rimarginata, attraverso un progetto comune del “campo largo” per una vera riforma del servizio pubblico. Ne ha già parlato il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. È vero che il primo ottobre inizierà formalmente l’iter della riforma presso la competente commissione del Senato. Il punto, però, è definire un mese di conclusione dell’iter, affinché il tutto non si disperda. Ed è indispensabile l’universo associativo della società civile, che ha dimostrato una forte vitalità cin le raccolte di firme referendarie.
Ma il tema è troppo caldo e denso di emotività per chi segue da tempo una vicenda così stregata. Guai a tirare somme improvvisate.
Intanto, guai pure a dividersi ora sul voto di gradimento sulla Presidenza nella Vigilanza: il nome che gira da tempo -con rispetto per la persona- non è certamente di garanzia. Cercate ancora, avrebbe ammonito Claudio Napoleoni.
Andiamo avanti, consapevoli che le questioni da affrontare sono numerose: dal conflitto di interessi, alle intercettazioni, alle querele temerarie, all’editoria, nonché -udite, udite- all’intelligenza artificiale.
Per l’intanto brindiamo per il ruolo che assume Roberto Natale, un galantuomo sorretto da riconosciute qualità professionali e culturalmente irrigato dalla confluenza nei formidabili anni settanta del cattolicesimo avanzato nel e con la sinistra riformatrice. Dossetti e Berlinguer vigileranno, con l’indimenticabile maestro Marcello Vigli.
Un po’ malconci, ma siamo ancora qui.
(in foto Roberto Natale)