Buio su Ramallah

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Chiudere l’ufficio di corrisponrenza di un’emittente come Al Jazeera in quel di Ramallah (si dice per quarantacinque giorni ma vallo a sapere!) costituisce un salto di qualità nell’azione repressiva dell’esercito israeliano. Non entriamo nel merito della carneficina compiuta finora: quarantamila morti parlano da soli e non c’è niente da aggiungere. Il punto è chiedersi perché. E il perché temiamo di saperlo. Dopo aver ridotto Gaza a un cumulo di macerie, infatti, la sensazione è che il prossimo obiettivo sia espugnare la Cisgiordania, confinando quel che resta del popolo palestinese in sperdute aree desertiche, costringendolo a vivere in condizioni che non hanno nulla di umano.
Attenzione: questa non è una critica a Israele in sé. Conosciamo il gioco ma non abbocchiamo. Questa è una critica al governo Netanyahu, il cui estremismo è sotto gli occhi di chiunque e le cui politiche stanno trasformando un Paese un tempo amato in un nemico dell’opinione pubblica globale. Non c’è tragedia più grande, non c’è dolore più atroce, non c’è strada peggiore per giungere alla pace, ormai diventata un’utopia.

Buio su Ramallah, dunque, fra emittenti chiuse, giornalisti assassinati, violenze d’ogni sorta e un clima di crescente intimidazione che costituisce un precedente gravissimo a livello mondiale. Del resto, soprattutto al giorno d’oggi, la guerra è anche questa, soprattutto questa. Uccidere l’informazione, difatti, significa uccidere la verità, la libertà e l’indignazione internazionale che potrebbero esercitare una pressione sufficiente per porre fine a questo massacro: è questa la ragione della censura e del bavaglio, a ogni latitudine e in particolare là dove la realtà dev’essere sostituita con la propaganda. Alimentare l’odio, creare divisioni, distruggere la predicazione di papa Francesco in merito alla fratellanza universale fra i popoli e generare una furia tale che resisterà per generazioni: è questo l’obiettivo, neanche troppo nascosto, di chi sta orchestrando un conflitto apparentemente insensato e invece assai semplice da spiegare, specie se lo si inserisce nel contesto di una ridefinizione dei poteri che va ben al di là del Medio Oriente.

Insomma, è in corso un omicidio della speranza, e pochi ricordano che il diritto della cittadinanza a essere informata correttamente è, prima di tutto, un diritto a immaginare un domani diverso e migliore. Non a caso, è ciò di cui vogliono privarci in ogni angolo del pianeta, sfruttando le comprensibili paure delle persone per rendere assetata di guerra gente che, al contrario, avrebbe disperatamente bisogno di pace.

Roberto Bertoni


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