Avevo diciott’anni la prima volta che misi piede in Articolo 21. E una delle persone che mi vennero incontro fu proprio lui, l’avvocato Tommaso Fulfaro. Non starò qui a ricordare chi sia stato: almeno da queste parti, lo conoscevamo bene. Preferisco, piuttosto, soffermarmi brevemente su chi sia stato per me. Burbero ma gentile, con la battuta sempre pronta, un libro di storia ambulante, vicino ai giovani, capace di donare consigli preziosi senza mai scadere nel paternalismo, umile e determinato come pochi, ha rappresentato ai miei occhi un amico e un maestro.
Ci lascia dopo un lungo silenzio, e non c’è dubbio che la sua assenza si sia fatta sentire.
Mi rimangono impresse, nella mente e nel cuore, le tante volte che abbiamo manifestato insieme, quando Tommaso ne approfittava per raccontarmi la storia del PCI e dei suoi protagonisti vista con gli occhi di un sognatore indomito, di un galantuomo che non si vergognava di esserlo, di un costruttore di ponti e di un esploratore di orizzonti lontani. Anche per questo amava i giovani e, soprattutto, gli piaceva da matti confrontarsi con loro.
Ora la sua esplorazione continuerà altrove. A noi restano i ricordi, a me un affetto che non si può descrivere a parole.
Ciao Tom, dal profondo del cuore.