Nello splendido “Chinatown” la vicenda ruota intorno alla speculazione sull’acqua nella Los Angeles degli anni ’30. Un rispettabile mafioso faceva perdere milioni di metri cubi di acqua in mare per costringere l’amministrazione cittadina ad assegnargli un appalto e il monopolio idrico. Questo in un territorio che era, come ancora è, un deserto irrigato. La Sicilia è quasi un deserto.
Titoli sui giornali per l’arrivo di una nave della Marina Militare che portava, dalla Calabria alla città di Licata, un carico di 12.000 mc di acqua. Tralasciando che, proprio in quei giorni, la Calabria dichiarava lo stato di Emergenza Idrica, nessuno ha smascherato l’inutilità del trasporto. Si sarebbero risparmiati centinaia di migliaia di euro, oltre quelli spesi per i servizi propagandistici tv.
Moltissimi sanno che l’esigenza minima giornaliera per una famiglia è di 250 litri per membro (0,25 mc); lasciando fuori dai calcoli le attività produttive e i servizi, il carico è potuto bastare per la sola città di Licata per un sol giorno. Ciò in quanto, dividendo i 12.000 mc per 0,25 si ottiene un dato di 48.000 abitanti serviti, per un giorno medio. In estate i consumi crescono. Uno spot pubblicitario, che ha dato sollievo alla cittadina in provincia di Agrigento, per circa un giorno, solamente.
Esiste un progetto per il recupero delle acque piovane del versante sud dell’Etna. Invece si sta realizzando un “canale di gronda” per conferire tali acque nello Jonio, allagando parte della Riserva Naturale “Oasi del Simeto”. Oltre allo spreco il danno. Sarà mio dovere riproporre alle amministrazioni di Catania e Misterbianco il progetto. Forse i tempi sono maturi, e tragici.