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Se a Corfinio non vogliono ricordare Falcone e Borsellino

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A Corfinio, piccolo borgo abruzzese, si trascina da anni una vicenda che ha dell’incredibile: un gruppo di cittadini si oppone fermamente all’intitolazione della piazza principale a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli indiscussi della lotta contro la mafia. La piazza è stata dedicata ai magistrati nel 2017 con una delibera del Comune, un atto che avrebbe dovuto unire la comunità nel rispetto e nel ricordo di chi ha dato la propria vita per la giustizia. Tuttavia, questo comitato civico ha continuato a portare avanti la propria battaglia, chiedendo di ristabilire il nome dato negli anni del regime fascista con un regio decreto del 1928, quando il paese mutò denominazione da Pentima a Corfinio.
La situazione appare surreale: mentre il resto del Paese si impegna a ricordare chi ha combattuto contro la mafia, a Corfinio si preferisce mantenere un legame con il passato. È davvero paradossale che, nel 2024, si debba ancora discutere sull’opportunità di intitolare una piazza a due eroi nazionali, caduti per difendere la democrazia e la legalità. Ancora più incomprensibile è che i promotori di questa opposizione abbiano deciso di scrivere una lettera al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per lamentarsi della decisione della Soprintendenza ai Beni Culturali, che ha giustamente respinto la proposta di ripristinare il vecchio nome di stampo fascista. Nella loro lettera, questi cittadini parlano di “profondo sconcerto” e di un presunto “grave disagio sociale” causato dalla nuova intitolazione. Ma quale disagio potrebbe mai provocare il fatto di celebrare due martiri della giustizia, due uomini che hanno pagato con la vita il loro impegno contro il crimine organizzato? La loro battaglia sembra piuttosto un tentativo nostalgico di riproporre un passato che non merita di essere ricordato, ignorando l’importanza di commemorare chi ha sacrificato tutto per la legalità e il bene comune. La scelta della Soprintendenza riflette la volontà di guardare avanti, di onorare i veri eroi del nostro tempo e di non restare ancorati a simboli di un passato autoritario e oppressivo. Nonostante le 300 firme raccolte su 980 abitanti, l’iniziativa di ripristinare la vecchia denominazione appare sempre più come una battaglia ideologica fuori dal tempo, un’inutile difesa di un nome imposto dalla propaganda di un regime autoritario, piuttosto che un giusto omaggio a chi ha rappresentato la lotta per la libertà e la giustizia. È evidente che mantenere il nome “Piazza Falcone e Borsellino” non sia solo un doveroso tributo a due figure straordinarie, ma anche un modo per riaffermare i valori fondanti della nostra democrazia. In questo contesto, gli oppositori farebbero bene a riflettere sul significato delle loro azioni e sull’importanza di sostenere una memoria collettiva di giustizia e legalità su cui si basa la nostra Repubblica. La storia non può essere riscritta, e il sacrificio di Falcone e Borsellino merita di essere ricordato, soprattutto in un luogo pubblico che rappresenta il cuore della comunità.

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