Nessuno si inquieta più di tanto , all’interno della maggioranza di governo nazionale, pur se si manifesta un disaccordo totale su una questione delicata , tutt’altro che marginale. Nel caso di questi giorni , tempi e modalità ,(oltre alla stessa disponibilità’) per la concessione della cittadinanza agli stranieri che vivono sul nostro ruolo in virtù di migrazione . Altrettanto si sorvola sull’esistenza di una disarmonia ,dentro la coalizione che ci governa , su altri argomenti: compresi, anzi a partire da quelli che in ogni democrazia sono in via preliminare dirimenti per instaurare una collaborazione.Per costruirla , prima , e mantenerla poi , lungo il percorso.Fondamentali , prima di tutte, le convergenze nelle relazioni internazionali ,e drammaticamente in tempo di guerra .Da noi si puo convivere nello stesso esecutivo, simulando armonia , essendo chi amico dell’invasore, chi del paese aggredito.Ovvero, alla vigilia di una drammatica elezione del presidente americano , oscillando tra un rapporto strettissimo con il candidato democratico , e il rivale tutt’altro che democratico , in ogni senso del termine. Succede , nella politica italiana , al tempo del governo Meloni : che si consideri e definisca ferrea l’intesa dentro una maggioranza al solo patto che , quando si vota , nelle aule delle Camere, non ci sia margine per la minima divaricazione di condotta . Non è un caso , non foss’altro per ragione di decoro, che il voto sul merito di un oggetto sia divenuto col tempo un evento quasi sporadico , avendo i nostri partiti trovato il modo di sostituirlo con quella che da eccezione si è fatta oramai quasi regola. Il voto di conferma della fiducia al governo .E non per la classica conferma del motto per cui l’eccezione conferma la regola . E’ cosi’ , oggettivamente e incontestabilmente , checche’ si sostenga con spavalda convinzione, nelle sedi dei partiti di governo . Di piu’: nessuna differenza ,sotto questo profilo , distingue il “contratto di governo “ detto giallo verde , dalla coesione granitica che unirebbe i fratelli Italia , la lega del premier Salvini e gli eredi del partito berlusconiano .Gli stessi che formavano , esattamente tre decenni fa, la prima maggioranza di centro destra , essendo , le due formazioni di contorno ,si fa per dire, l’una ipernazionalistica e patriottica , l’altra insofferente all’unita ‘ nazionale , al punto da volerne uscire. Nessuna differenza , meglio ripeterlo : se non altro per rispetto a chi ,quando si accinge a firmare un contratto di governo tra soggetti distanti , si chiude in una stanza e non ne esce senza un ‘intesa che tocca le virgole . La Germania ed i suoi due grandi partiti , democratico cristiano e socialisti . Nomi di partiti veri , a scanso di equivoci , un tempo fortunato in uso anche da noi. Perché tirare fuori questo argomento , in questo momento? Non certo per la decisivita’ dell’oggetto del contrasto , uno dei tanti , e nemmeno tra i più acidi . Piuttosto , per l’attitudine spiccata al vittimismo di una maggioranza che gode del conforto di una opposizione talmente docile e inoffensiva- e ad oggi non meno divisa sui temi bellici -,da rendere il sistema debole in uno dei
connotati fisiologici e distintivi delle democrazie , l’ alternanza alla guida del paese ; ed anche per il vanto di una compattezza che , nel nostro caso, diventa finzione potenzialmente sviante per gli elettori . Che non vanno certo aiutati im una corretta lettura della dialettica politica: ma nemmeno costretti all’ impotenza nello svolgimenti della propria funzione democratica da una maggioranza che gode del vantaggio dell’esproprio delle prerogative parlamentari e di gran parte dell’informazione pubblica, a sostegno di una decisiva iniziativa di demolizione dei pilastri della Costituzione repubblicana .L’atto fondativo della nascita della nostra democrazia. E dell’uscita dalla devastante dittatura.
Fonte La Stampa
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