Per avere un‘idea di quel che è accaduto basterebbe pensare a un editore come Cairo, o la famiglia Berlusconi, che offrono pagine o trasmissioni a un candidato senza alcuna intermediazione giornalistica ma apparendogli accanto per incoraggiarlo.
Non si tratta di par condicio. Trump ripete da qualche giorno una serie ininterrotta di colossali falsità. Una per tutte: le folle che accorrono ai comizi della neocandidata democratica Harris (molto più massicce di quelle dei suoi comizi) sarebbero un artificio dell’intelligenza artificiale. Bugia palese che dimostra però due cose: la prima che Trump è irritato per il successo inaspettato della Harris e la seconda che l’ex presidente si prepara a contestare qualsiasi evidenza a partire da un risultato elettorale che lo veda soccombere. D’altronde lo ha già fatto nelle scorse elezioni. Io ero lì quel 6 gennaio a Washington. Tutti i livelli di controllo giudiziario e politico avevano certificato la sua sconfitta ma lui la negò favorendo l’assalto a Capitol Hill. Lo strumento principe di quella campagna di falsificazione furono i social tanto che Facebook e Twitter (allora non ancora in mano a Musk) decisero di sospendere l’account di Trump e di altri propalatori di falsità.
La prima cosa che Musk ha fatto dove avere acquistato Twitter (ribattezzato X) e’ stata riammettere Trump.
Ed ora lo affianca in un comizio. La differenza è che quando Trump parla in diretta sui grandi networks (lo ha fatto pochi giorni fa a Mar à Lago) i giornalisti eseguono al volo un fact checking sulle sue affermazioni.
Problemi americani, si potrebbe pensare. Per nulla. Le recenti violenze in Gran Bretagna sono state scatenate da false notizie diffuse sui social per criminalizzare gli emigrati . Musk non solo non ha fatto nulla per impedire la diffusione di falsità ma è intervenuto di persona su X per preconizzare “la guerra civile” in Gran Bretagna e poi per diffondere la falsa notizia che il governo Starmer si apprestava a deportare nei Caraibi le persone arrestate per gli episodi di violenza. Una violazione tale delle più elementari regole di correttezza da provocare una dura lettere del commissario europeo Thierry Breton a Musk che minaccia in futuro provvedimenti a difesa della sfera pubblica europea.
La risposta di Musk è arrivata subito su X : “fai un grande passo indietro testa di cazzo”.