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Olimpiadi: la lezione dei vincenti, la lezione degli sconfitti      

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Passata la sbornia delle medaglie di qualunque colore, è il tempo di riflettere sulle Olimpiadi come grande metafora della vita, della condizione umana. L’analisi proposta da Riccardo Cucchi su questo sito ci induce all’ottimismo e alla speranza sul futuro nostro e delle nuove generazioni. Poi, dopo le belle parole di un bravo giornalista Rai purtroppo in pensione, leggi quelle di un professionista tuttora pagato lautamente dalla stessa Rai, e ripiombi nel pessimismo di un’epoca storica che da democratico non avresti mai immaginato di dover vivere in un Paese che si regge su una magnifica Costituzione quale è la nostra.

Subito dopo ti chiedi: ma perché alle frasi scomposte e razziste di Vespa, emulo o ispiratore di Vannacci, la prima risposta è stata quella dell’UsigRai in difesa della dignità professionale di chi lavora in azienda e della stessa azienda di Servizio Pubblico? Perché tacciono i tanti ospiti della sua trasmissione, più volte definita “Terza Camera” (dopo Senato e Camera dei Deputati) e   non invece – come andrebbe fatto – sgabuzzino o gabinetto aggiuntivo di Palazzo Chigi e della maggioranza, qualunque essa sia? Quest’uomo utile per tutte le stagioni, chiarendo bene la sua collocazione nel vento che purtroppo da due anni spira in Italia, ha voluto precisare il colore della pelle di Paola e Myriam, italiane di Cittadella e Palermo, tralasciando di ricordare, ad esempio, il bianco della pelle di un’altra straordinaria italiana d’oro: Jasmine Paolini. Ma la cosa più  grave affermata, che rivela un retro pensiero che forse non ha il coraggio di dichiarare, è che secondo lui non importa che siano nate in Italia. Starà preparando, con i suoi alleati vannacciani e di destra, una nuova campagna contro lo Jus Soli?.

         Quale delle due italie verrà fuori nei prossimi mesi? Quella proiettata verso il futuro, o quella drammaticamente statica, ferma su concezioni che la storia e la cultura stanno cancellando, quali quelle espresse da Vespa?

Le Olimpiadi, così come lucidamente raccontato da Riccardo Cucchi, hanno rappresentato un grande momento di solidarietà, di condivisione, di integrazione mentre le guerre hanno continuato a mandare a morte decine di migliaia di altri giovani, con i potenti del mondo sordi anche verso gli accorati appelli di Papa Francesco. Le immagini della gioia condivisa tra vincenti e perdenti è stata la lezione più bella. Come quella del giovane nuotatore italiano che arrivato sesto nella sua batteria ha voluto dedicare a sua nonna quel risultato, quella partecipazione. Quanti altri delle migliaia di atleti in gara alle Olimpiadi hanno condiviso lo stesso pensiero? E cosa sarà la vita di chi non ha vinto nulla al rientro a casa? Svestiranno la tuta ‘Italia’, ma riprenderanno a impegnarsi, ad allenarsi, per essere pronti per la prossima volta. Proprio come quegli impiegati, quegli operai, quegli artigiani che non si scoraggiano di fonte ad un obiettivo non raggiunto e immediatamente dopo riprendono a lavorare con maggior lena. Ecco perché nell’esaltazione dei risultati conseguiti alle Olimpiadi non bisognerebbe mai dimenticarsi della massa di atleti che ha contribuito con umiltà, vicinanza, determinazione, a favorire i migliori risultati. Il silenzio di Myriam e Paola sulle parole di Vespa spiega da solo quale è l’Italia verso la quale tendere. Parole logore e rivolte al passato non possono fermare la lenta, progressiva trasformazione del Paese verso la piena attuazione, sul piano sociale, culturale, economico della Costituzione, nonostante i continui, frenetici tentativi di limitarla o di svuotarla.


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