La triste sorte dei giornalisti italiani 

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E’ in questo modo che ho voluto raccontare il lento ed inesorabile declino della stampa italiana in era meloniana sulla stampa francese (la rivista di geopolitica Elucid), una situazione che apparenta l’Italia con l’Ungheria di Orban e la Slovacchia di Fico.
Dall’allarmante rapporto Liberties Media Freedom Report 2024 stilato da Civil Liberties Union for Europe, una coalizione di 20 organizzazioni non governative, tra cui la Cild (Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili), ai numerosi casi di censura, intimidazioni, svolte liberticide passando per la lista stilata da Reporters sans frontières / Reporters Without Borders / RSF  con l’Italia al 46° posto nel mondo – con un calo di cinque posizioni rispetto all’anno scorso, e al 19° posto su 27 nell’Unione Europea, l’unico dei fondatori ad essere classificato nella fascia “problematica”: da quando il partito neofascista Fratelli d’Italia ha vinto le elezioni politiche ed eletto Giorgia Meloni come Presidente del Consiglio, la situazione della stampa in Italia è progressivamente peggiorata. Controllo governativo sul servizio pubblico, leggi bavaglio, denunce paventate, intimidazioni e violenze contro i giornalisti: in Italia la libertà di stampa e il pluralismo dei media sono vicini al “punto di rottura”.
La situazione drammatica della RAI, ribattezzata “Telemeloni” con il caso Scurati e la copertura vergognosa dell’attualità internazionale (dal conflitto a Gaza all’Iran), casi come quelli dei tre giornalisti del quotidiano Domani – Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine – , che rischiano fino a nove anni di carcere, i licenziamenti di Alessandro Barbano, direttore del quotidiano romano Il Messaggero, Enrico Bellavia, licenziato dal suo incarico di direttore del settimanale L’Espresso, e Cristina Sivieri Tagliabue, licenziata “per giusta causa” dal suo incarico di direttore del quotidiano online La Svolta. Lo scenario che si delinea per il panorama mediatico italiano è estremamente preoccupante.
“Ora abbiamo una legge che prevede 25 anni di carcere per chi manifesta e disturba i lavori pubblici. Abbiamo un governo che vuole demolire la Costituzione, equiparare il fascismo all’antifascismo, ridurre i poteri della magistratura, del Parlamento, dell’istruzione”, chiosa Giuseppe Giulietti, giornalista, sindacalista e coordinatore dell’associazione Articolo 21 che difende la libertà di stampa.

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