La democrazia ha cominciato a perdere accettando di essere gestita da 140 caratteri

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Vorrei tornare sulla incredibile vicenda dell’Inghilterra, dove per 24 ore una falsa notizia montata ad arte sui social ha fatto pensare ad una sorta di guerra civile, rintuzzata soprattutto dai cittadini liberi e democratici che silenziosamente hanno riempito le strade in nome della verità. E grazie a un magistrato che ha capito che divulgare una notizia forse coperta da segreto istruttorio era più importante del disordine sociale voluto e provocato dall’uso che non esito a definire criminale dei social networks.

Il meccanismo perverso dei social, da ormai una quindicina di anni ma in modo sempre crescente, punta a diffondere in maniera incontrollata notizie totalmente infondate e costruite ad arte sfruttando l’incredibile presa di questi mezzi.
Sappiamo bene che ci sono migliaia di persone nel mondo che si sono suicidate per problemi falsi e pretestuosi determinati dai social, soprattutto giovani e giovanissimi. Adesso abbiamo anche la prova “provata” del ruolo criminoso di questi mezzi per sovvertire l’ordine della democrazia nel mondo.
Lo sapevamo già dai tempi dell’elezione di Trump in verità. Lo sapevamo quando i nostri governi cominciarono a diffondere decisioni fondamentali per i loro paesi attraverso i twitter che allora erano di 140 caratteri. Onore a Mario Draghi che ha usato le conferenze stampa e la gazzetta ufficiale!
Il mondo preferisce non vedere, rassegnarsi, per questioni economiche prima di tutto ma anche per una sorta di timidezza nell’affrontare tutto ciò che si nasconde dietro la parola “digitale”, indubbiamente una delle più grandi rivoluzioni della storia.
Ma la tecnologia digitale e il web che consente a ciascuno di noi di farsi conoscere, di istruirsi a poco prezzo, di informarsi, di crescere culturalmente non è la stessa cosa dei social e men che meno dei social utilizzati strumentalmente con reti di connessioni internazionali che ormai gestiscono le guerre, e dunque anche molte vite e molte morti.
Ma vi siete chiesti perché le persone sono sempre più rancorose, incattivite, scontente, fuori di testa? Perché hanno quella tribuna che permette a tantissimi di fare cose meravigliose ma a tanti di vomitare veleni e odio di ogni genere!
Lo so, è banale, borghese e troppo semplice citare i social come motore scatenante: io sono convinta che lo siano. Una bella inchiesta con gli insegnanti a partire dalle scuole elementari sarebbe utile al riguardo.
Ed ecco che su tutto questo arrivano le nuove star internazionali incoronate dalle democrazie prima che si rendessero conto del personaggio, o proprio per questo: si, parlo di Elon Musk.

Quelli che rispondono a provocazioni come quella avvenuta in Inghilterra sono orde incivili rese ancora più incontrollabili dai danni causati dal Covid (per inciso ricordo 200.000 morti in Italia), dalle diseguaglianze, dalla sanità che non funziona, dall’invidia per chiunque abbia qualcosa in più. Sono i massimi utilizzatori dei social.
Hanno vinto, per ora, certamente loro. Il mondo non ha reagito alla provocazione inglese di X, cioè di Musk, e nessuno ha fatto quello che molti di noi speravano: abbandonare il social network pubblicamente, platealmente, facendone una battaglia di democrazia. Non esserci può essere un grande valore, anche per la politica. E lo stesso discorso vale per molti talk televisivi.

Non si può fare, dunque. Non si può pretendere che questo mondo dei social, come tutto, sia governato da regole alle quali attenersi. Non si può far pagare le tasse ai miliardari padroni dei social per quanto guadagnano. Non si possono fare programmi televisivi e scolastici di educazione informatica e di educazione al web (lo fece Parascandolo con Mediamente, lo so, erano quasi 30 anni fa). Su un altro tema terribile come il porno attraverso i social una sola una sola voce coraggiosa, Lilli Gruber con il suo libro.
Ma i giornalisti, quelli veri, che hanno sudato il loro titolo e il loro lavoro, anche e soprattutto on line, quelli si, si possono querelare, si possono chiedere i risarcimenti e ormai si possono anche silenziare per legge.
Intanto qualsiasi idiozia sparata da una tribuna screditata come X acquista un valore che tende a moltiplicarsi.
Continuando a preoccuparci di essere passatisti, poco contemporanei, resistenti alla modernità, privi di capacità di critica, privi della voglia di contrastare tutto questo, convinti che a questi poteri sia impossibile resistere, disposti ad accettare le conseguenze di cosiddette intelligenze artificiali che non controlleremo, stiamo consegnando le nostre democrazie a chi predica l’inevitabilità della guerra civile e della prevaricazione gli uni sugli altri.

Manca tantissimo Umberto Eco. Quando ancora esisteva solo Facebook disse che non è democrazia il fatto che tutti gli abitanti del pianeta possano parlare in pubblico, anche i pazzi e gli idioti.
Perché la libertà individuale è sacra fino a quando non va a ledere la libertà dell’altro.

 


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