La “Confidenza” pericolosa di Daniele Luchetti

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Quanto può costare un momento di debolezza in cui si confida un segreto alla persona amata? Si rischia parecchio, specie se mette a repentaglio la propria rispettabilità e la propria integrità agli occhi degli altri.

Confidenza di Daniele Luchetti, che ancora una volta attinge ad un romanzo di Domenico Starnone per firmarne la sceneggiatura con Lucio Piccolo, riflette su questa provocazione senza però farne il nucleo centrale di un film che potrebbe inquietare invece per lo scavo nei sentimenti più disturbanti che albergano in ognuno di noi, la paura e la vergogna, entrambe rappresentate quasi senza parole ma con un uso particolare delle inquadrature, di oggetti/simbolo, dei passaggi temporali che avvicinano o sfocano l’attesa della rivelazione che ovviamente non giungerà mai com’è giusto che sia. Non può avere alcuna importanza sapere cosa hanno compiuto di aberrante Pietro, insegnante molto amato dai suoi allievi, impegnato nella realizzazione di una “didattica dell’affettività”, e Teresa, ex allieva assai talentuosa che grazie a lui riuscirà a laurearsi per poi divenire una stella internazionale del firmamento scientifico.

Il loro amore è stato vorace, sincero, continuamente screziato dai malintesi e dall’enorme differenza di temperamento, ma alla fine ciò che resterà di loro sarà un segreto, offerto come una confidenza o un pegno d’amore, che assumerà per lei il valore di un ricatto spendibile o forse semplicemente il mezzo più efficace per trattenere a distanza, senza più ipotesi di possesso, un uomo che non ha mai smesso di amare. Pietro, che sposerà Nadia, una collega timida e riservata che custodisce un sogno e un’ambizione senza darlo troppo a vedere, otterrà invece un certo successo e una buona visibilità grazie ad alcune pubblicazioni, ma continuerà ad ostentare una facciata di uomo semplice, sincero e amabile nella quale purtroppo è proprio lui stesso a non credere. Ecco, il problema allora non è soltanto quell’insinuante paura che serpeggia ad ogni apparizione o segnale di Teresa e che si concretizza in fantasie violente in cui la morte, la propria o quella di lei, appare come una possibilità di salvezza; il problema maggiore è la vergogna che invece è declinata in due modi differenti, quella legata alla rivelazione del “fatto” e quella che origina dall’ansia legata alla “sindrome dell’impostore”. In fondo lui pensa di essere un uomo mediocre che la fortuna o il caso hanno posto in una posizione di privilegio e che da quel piedistallo di rispettabilità, che gli ha fornito anche uno status economico cui non sperava di poter mai accedere, possa cadere da un momento all’altro travolgendo pure la famiglia. Teresa invece è ben consapevole del proprio valore, non teme di essere smascherata e non prova vergogna, vive la propria vita abbeverandosi di tanto in tanto alla paura di lui.

Elio Germano non si limita ad interpretare Pietro, lo diventa, ne cattura elementi di fascino, lati oscuri, fitte di angoscia (molto intenso l’urlo muto che ne deforma il viso come nel dipinto di Munch), momenti di leggerezza, dubbi, slanci, esitazioni, allucinazioni. Lo sentiamo spontaneo e vero e ne annusiamo l’adrenalina in quasi tutto il film; nelle sequenze in cui è ormai vecchio, invece, lo avvertiamo artefatto, sensazione amplificata da un trucco innaturale e quasi imbarazzante.

La recitazione è puntuale, gli sguardi incidono e i gesti raccontano. Federica Rosellini (Teresa), Vittoria Puccini (Nadia), Pila Fogliati (la figlia Emma), Isabella Ferrari (Tilde), Roberto Latini (l’amico Marcello) contribuiscono a creare un insieme compatto e credibile.

Il film scorre veloce e porta lo spettatore a saggiare la propria “comodità” dentro le relazioni e ad indagare sui propri segreti e sulle proprie confidenze non senza un briciolo di inquietudine. Pur offrendo molto altro, purtroppo è questa la sensazione prevalente che permane anche a distanza di tempo, il resto quasi scompare e di certo non era questo l’obiettivo che il regista si augurava di raggiungere nell’effettuare questo bel lavoro di indagine nell’animo umano con i suoi validi attori.

Confidenza

Genere: drammatico, thriller

Titolo originale: Confidenza

Paese/Anno: Italia | 2024

Regia: Daniele Luchetti

Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Francesco Piccolo

Fotografia: Ivan Casalgrandi

Montaggio: Ael Dallier Vega

Interpreti: Bruno Orlando, Elena Arvigo, Elena Bouryka, Elio Germano, Federica Rosellini, Giordano De Plano, Isabella Ferrari, Luca Gallone, Pilar Fogliati, Roberto Latini, Sofia Luchetti, Vittoria Puccini

Colonna sonora: Thom Yorke

Produzione: Indiana Production, Vision Distribution

Distribuzione: Vision Distribution

Durata: 136′

La “Confidenza” pericolosa di Daniele Luchetti


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