Imane è campionessa olimpica. L’ inno algerino è risuonato a Parigi evocando la storia. Una storia di dominio coloniale e poi di riscatto. Un riscatto costato dure lotte e sangue.
Non so se Khelif dimenticherà, con la medaglia al collo, l’odio che una parte del mondo le ha riversato addosso. Non so se dimenticherà l’uso che è stato fatto del suo corpo come strumento di discriminazione. Certo è che quella medaglia è storica, per il pugilato femminile, per l’ Algeria, per lei donna violata da un fenomeno che mai si era fino ad oggi verificato in tali nefaste proporzioni. Un autentico fenomeno di “bullismo” planetario complici i social. E complici le “fakes” diffuse senza pudore. Anzi, con il preciso obiettivo di indirizzare l’opinione pubblica verso l’odio. Obiettivo di una destra che in modo sempre più corrosivo tenta di avvelenare i pozzi della cultura, del rispetto, della inclusione per avvelenare le radici della democrazia.
Khelif non poteva immaginare che tutto questo accadesse quando si allenava in Italia, ad Assisi, insieme a tante altre ragazze che praticano il pugilato, in Italia e non solo. Non poteva immaginarlo perché chi l’ha scelta come bersaglio l’ha usata contro le Olimpiadi francesi, le Olimpiadi che hanno escluso Russia e Bielorussia. E dalla Russia putinista è scattato il tentativo di vendetta. Con due obiettivi: attaccare il Cio e attaccare la cultura della parità e dell’ inclusione che è la radice etica dello sport e delle Olimpiadi.
Vittima da immolare. In questo si è voluto trasformare la pugile algerina. Dispiace che sia caduta nella trappola anche un’ atleta italiana. Anche lei è una vittima. Anche lei è stata usata. In questo caso dalla estrema destra di governo italiana, in testa la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Lo sport si batte da sempre per la sua libertà e la sua indipendenza. È una battaglia che spesso ha perso perché la sua diffusione planetaria è una grande opportunità per la propaganda senza scrupoli di una politica senza scrupoli.
È successo anche nel 2024, come era successo durante il nazismo, durante il fascismo e al di là del muro di Berlino.
Servono anticorpi democratici, forti e combattivi per rimanere liberi.