“Questo arresto dimostra che il nostro obiettivo non è solo quello di assicurare alla giustizia le persone che hanno scelto di commettere atti di violenza e distruzione a Southport e altrove. Siamo anche determinati ad arrestare chiunque sospettiamo abbia tentato di fomentare l’odio online e abbia incoraggiato attivamente altri a scendere in piazza per causare violenza e danni fisici nelle nostre comunità”. L’affermazione è dell’autorità giudiziaria del Regno Unito che ha autorizzato l’arresto di una donna di 55 anni accusata di aver un post sui social media contenente informazioni inesatte sull’identità del sospettato degli omicidi di Southport. Sì, la città nella quale si è scatenata una vera e propria caccia islamofobica con disordini e danni ingenti. Il Regno Unito è finito per primo nei carboni ardenti di una preordinata e meticolosa diffusione di false informazioni volte a creare odio sui social ma poi mutuato anche nella realtà. Dal 2017 Articolo 21 è impegnata, insieme ad altre associazioni come Carta di Roma, Amnesty, Libera, Fnsi e Ordine dei Giornalisti, a contrastare i linguaggi d’odio. E per altro verso è stata più volte stigmatizzata la prassi degli odiatori seriali presenti in rete spesso con pseudonimi. Uno dei bersagli “preferiti” è il giornalista Paolo Berizzi, che con grande caparbia e fiducia nella giustizia ha portato in Tribunale i suoi aggressori via social facendoli condannare. Il veleno sparso nella rete da autori veri o loro troll è un problema per la democrazia, per la comunicazione, per il giornalismo e in definitiva è una causa di disordini sociali come si sta dimostrando in queste settimane nel Regno Unito. Ma il fatto che il caso sia deflagrato ha fatto emergere anche altro. Con notevole disonore per l’Italia la comunità internazionale definisce “fascisti” i razzisti scesi in campo con violenza. Il termine è corretto e tuttavia il vocabolo è ricavato dal regime che ha guidato l’Italia nel Ventennio segnato dalla guida di Benito Mussolini. Il fascismo, come la mafia, lo abbiamo inventato noi e non è un bel biglietto da visita.
(Il disegno di Alekos Prete è un’illustrazione sulle piazze Antifa in UK)