“I palestinesi si trovano ad affrontare ora una situazione senza precedenti!” Intervista a Sondos Faqeeh

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A Ramallah opera Filastiniyat, un’organizzazione nata per contribuire alla crescita dei media e del discorso pubblico attraverso una narrazione differente. Filastiniyat punta ad innescare processi di partecipazione ed integrazione delle donne e dei giovani mediante misure coerenti e sistemiche, prospettive consapevoli di genere e iniziative di sviluppo dei diritti politici, economici, sociali e umani. L’emancipazione delle donne è uno degli assi portanti dell’attività.

L’uguaglianza di genere rappresenta una sfida significativa per le donne palestinesi in vari aspetti della vita, tra cui la salute, la sfera legale, sociale e politica. Le leggi e le normative esistenti in Palestina non sono sensibili alle questioni di genere e non riescono a promuovere adeguatamente i diritti delle donne e a proteggerle. L’assenza di leggi che affrontino con convinzione la violenza di genere lascia le donne vulnerabili a varie forme di violenza, che sono molto diffuse nella società palestinese. Inoltre, anche quando le leggi trattano aspetti specifici di genere, la mancanza di regolamenti e di procedure di applicazione ostacola l’impatto previsto sull’effettiva protezione delle donne. Ne parlo con Sondos Faqeeh, una delle attiviste palestinesi.

Può parlarmi del suo impegno sociale a favore delle giornaliste e delle loro famiglie?

Filastiniyat è un’organizzazione non governativa, senza scopo di lucro, rivolta a donne e giovani. Ha sede a Ramallah e opera in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Filastiniyat è un’organizzazione femminista, che lavora per fornire il supporto necessario alle giornaliste in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, offrendo opportunità di formazione e crescita professionale, per migliorare la qualità della loro produzione giornalistica. Diamo supporto attraverso una piattaforma mediatica femminista (www.nawa.ps) dove è possibile pubblicare i propri scritti e i propri video e consente loro di trarre un guadagno dal proprio lavoro e raggiungere un certo empowerment economico.

Negli ultimi anni, i giornalisti palestinesi hanno dovuto affrontare guerre e attacchi da parte dell’esercito di occupazione israeliano e dei coloni sionisti. Pertanto, è stato di fondamentale importanza fornire sostegno psicologico e terapie individuali per garantire loro di potere portare avanti questo lavoro pericoloso e importante. Dall’inizio del genocidio nella Striscia di Gaza, Filastiniyat ha dato aiuto economico alle giornaliste e fornito kit di prima necessità, contenenti articoli per dormire, per l’igiene personale, assorbenti di tutti i tipi e indumenti caldi durante la stagione invernale. Abbiamo anche messo a disposizione delle tende affinché le giornaliste potessero riposare e avere internet per lavorare e produrre materiali. Inizialmente abbiamo diffuso contenuti multimediali creati da giornalisti della Striscia di Gaza per inviare messaggi e storie al mondo attraverso la piattaforma di social media femminista indipendente https://www.instagram.com/filastiniyat/.

Può parlarmi di Lei?

Sono una madre single di tre ragazze e lavoro a Filastiniyat come coordinatrice amministrativa dal 2014. Amo il mio lavoro e sento di trovarmi nel posto giusto, dove potere dare il mio contributo per le cause in cui credo.

Non è facile essere madre e lavorare allo stesso tempo, ma sto cercando di fare del mio meglio. In questo momento difficile non ho degli spazi per me stessa, ma non è un grosso problema. La mia unica speranza ora è che questo genocidio finisca e che ci venga restituita la nostra vita, la nostra quotidianità.

Che musica ascolta?

Ascolto buona musica, non ho un genere in particolare, dipende dal mio umore e dalle playlist che ho.

Cosa sta succedendo nel suo paese?

Dal 1948 la Palestina soffre l’occupazione israeliana. Sono state sottratte terre, operati massacri che hanno ucciso e sfollato migliaia di persone. Negli ultimi anni l’occupazione israeliana ha mirato a cancellare l’identità palestinese, a rubare la nostra storia e il nostro patrimonio. Tuttavia, ciò che i palestinesi si trovano ad affrontare ora è una situazione senza precedenti! È un genocidio, live streaming davanti agli occhi del mondo!

Oltre 37.000 persone sono state uccise dall’inizio del genocidio a Gaza e migliaia sono le persone disperse sotto le macerie. E più di 158 giornalisti sono stati uccisi dall’IDF, le forze di difesa israeliane, nella Striscia di Gaza.

Continuano gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania, bruciano terreni agricoli e case, uccidono animali da fattoria, aggrediscono e picchiano bambini. Compiono omicidi contro i palestinesi. Stabiliscono posti di blocco tra città e villaggi per limitare il movimento dei palestinesi. Ciò che accade adesso in Palestina non ha avuto inizio in ottobre, ma anni fa.

In che condizioni vivono le donne?

Le donne vivono in modo precario come tutti i palestinesi. Quando è iniziato questo genocidio, le persone sono state costrette a evacuare dalle loro case, le donne se ne sono andate senza portare nulla con sé, alloggiando in tende o in luoghi senza privacy, in una situazione pessima, senza acqua, senza cibo. Dovevano camminare a lungo per usare un bagno pubblico e senza acqua. Questo stato di cose peggiora la loro vita nella Striscia di Gaza. Le donne devono prendersi cura degli altri membri della famiglia, dei bambini e degli anziani, preparare il cibo mentre non ci sono risorse per nessuno. Alcune donne incinte partoriscono sottoponendosi a cesarei e operazioni di emergenza, senza anestesia e in ambienti non sterili. E questa è solo una parte di ciò che affrontano ogni giorno. Le giornaliste rischiano la vita e restano lontane dalle famiglie e dai propri figli, molte hanno perso il lavoro e non hanno alcun reddito.

Che diritti hanno le donne?

Esistono leggi in Palestina che dovrebbero tutelare i diritti sociali, politici e civili delle donne.

E’ presente anche un Ministero per gli affari femminili, che mira a garantire la partecipazione delle donne al processo decisionale e alla pianificazione delle politiche pubbliche, proteggendo le donne dalla violenza, dando maggiore potere alle donne e integrando le questioni femminili negli obiettivi di genere, nei bilanci e nelle attività delle organizzazioni governative. Ma c’è un enorme divario tra le leggi e gli accordi approvati dal governo e ciò che in realtà accade.

La Palestina ha firmato la Convenzione CEDAW nel 2014, ma non è stata ancora adottata, con il pretesto di lavorare per armonizzare le leggi nazionali con la Convenzione e ci sono antitesi tra alcuni punti della Convenzione e le leggi islamiche applicabili in Palestina. Quindi senza meccanismi chiari, ci sono accordi e leggi che sono stati approvati ma restano “inchiostro su carta”.

Inoltre, non vi sono garanzie di pressione da parte delle Nazioni Unite o di qualsiasi altra autorità affinché si applichino le leggi internazionali per proteggere le donne in Palestina, come la Quarta Convenzione di Ginevra e la Risoluzione 1325. Di conseguenza, le violazioni contro le donne continuano nel tempo dell’occupazione e della guerra genocida.

Il Mediterraneo è un’opportunità? Creare reti tra comunità, associazioni e volontariato?

È molto importante avere una rete nel Mediterraneo e avere sostenitori da altri paesi, ascoltare ed essere ascoltati ci aiuta a scambiare esperienze e a parlare di più delle nostre storie.

Cosa possiamo fare che non abbiamo ancora fatto?

Stiamo cercando donatori per continuare a fornire sostegno ai giornalisti, ricostruire l’organizzazione dei media locali e offrire cure psichiatriche ai giornalisti e alle loro famiglie fuori dalla Striscia di Gaza.

Nota

Nel Rapporto di valutazione 2023, realizzato dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale sull’empowerment delle donne in Palestina, si legge che nonostante lo sviluppo di diverse bozze della legge sulla protezione della famiglia negli ultimi 17 anni, la sua adozione è stata ritardata, anche dopo che il Comitato CEDAW ha sollecitato il governo palestinese nelle sue osservazioni conclusive del 2018. Questa legge è fondamentale perché fornisce misure di protezione per le donne all’interno della sfera domestica. Inoltre, il sistema legale in Palestina presenta una significativa discriminazione nei confronti delle donne, con il Codice penale giordano del 1960 ancora in vigore in Cisgiordania, in base al quale la donna non gode degli stessi diritti dell’uomo, ad esempio in termini di eredità di immobili. Sebbene siano state apportate alcune modifiche al Codice penale attraverso decreti presidenziali, sono necessarie riforme giuridiche complete per garantire la conformità con le convenzioni e i trattati internazionali.

Le importanti lacune registrate a livello decisionale inoltre ostacolano in modo significativo l’avanzamento delle riforme che promuovono la parità di accesso ai servizi sociali e la promozione di migliori meccanismi di difesa dei diritti delle donne. Sono stati compiuti progressi significativi per quanto riguarda l’accesso delle donne e delle ragazze all’istruzione, grazie anche all’innalzamento dell’età delle ragazze al matrimonio, ma la condizione delle donne rimane molto critica.


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