Un appello importantissimo, una lettera /appello rivolto ai vertici diplomatici dell’Unione Europea affinché la Ue si muova in difesa dei giornalisti nella striscia di Gaza. Lo hanno lanciato la Federazione europea dei giornalisti insieme al Comitato per la protezione dei giornalisti (Coj) ed è stato sottoscritto _ o hanno dato comunque la loro adesione _ molti sindacati dei giornalisti e organizzazioni per la libertà di espressione. La lettera chiede la sospensione dell’Accordo di Associazione tra Israele e la Ue e che Bruxelles adotti sanzioni contro i responsabili dei crimini di guerra. Il conflitto in Medio Oriente, per quanto riguarda i giornalisti e gli operatori dell’informazione, detiene un tristissimo record, quello del maggior numero di reporter uccisi nel tempo più breve. Sono morti oltre 100 giornalisti e operatori di media, oltre a due israeliani e tre libanesi dallo scorso 7 ottobre. Molti di loro avevano sul corpo le scritte che li indicavano come giornalisti e operatori della stampa. Il Cpj ha riscontrato che le forze di difesa israeliane hanno preso di mira e ucciso direttamente almeno 5 giornalisti e sta conducendo ricerche su almeno altri 10 morti che sarebbero stati uccisi proprio perché giornalisti. Anche se è difficile documentare e verificare i dettagli in base ai quali poter dire che si è trattato di omicidi mirati, il Comitato per la protezione dei giornalisti ha fondati motivi per credere che siano proprio avvenuti. Come ricorda sempre il sindacato europeo, uccidere in modo mirato o indiscriminato i giornalisti è un crimine di guerra.
Oltre a uccidere i cronisti in modo mirato, dice l’appello della Efj, il conflitto in atto a Gaza ha visto il divieto di accesso nella striscia ai giornalisti e media indipendenti sia stranieri che israeliani che palestinesi. Una cosa che, sottolinea la lettera, non ha precedenti nella storia contemporanea: negli ultimi 30 anni, i giornalisti di media indipendenti sono stati presenti sulla linea del fronte in tutte le guerre, compresa Ucraina e Ruanda. A Gaza, malgrado il governo israeliano abbia rilasciato credenziali per l’ingresso in Israele a circa 2800 giornalisti, solo pochissimi sono stati ammessi nella striscia di Gaza e solo sotto scorta militare israeliana e con restrizione sulle notizie che potevano dare. Oltre 70 testate hanno chiesto a Israele di poter entrare a Gaza, ma non sono state accontentate. Tutto quanto avvenuto nella striscia, comprese le uccisioni in massa di civili, è avvenuto nell’oscurità, senza che i giornalisti potessero esserne testimoni. Per questo Efj, con tutte le altre organizzazioni e sindacati che aderiscono all’appello chiedono che finalmente Gaza sia aperta ai cronisti di tutto il mondo.
Ma molti altri sono i punti messi in evidenza dalla Efj, tra cui l’arresto e la detenzione di 49 giornalisti e operatori di media: un altro triste record, perché tra l’altro secondo i loro avvocati si tratta di una ritorsione per articoli e commenti pubblicati. Almeno 13 sarebbero in regime di detenzione amministrativa, quella secondo cui un comandante miliare può trattenere un individuo senza accuse anche fino a sei mesi per prevenire reati.
A tutto questo si aggiungano casi di giornalisti detenuti di cui non si hanno più notizie, accuse da parte di giornalisti di torture e maltrattamenti mentre erano detenuti e una sempre crescente restrizione alla libertà di stampa in Israele, compresa una nuova legge che autorizza il Governo a vietare temporaneamente la trasmissione di notiziari internazionali se questi sono considerati una minaccia alla sicurezza nazionale, col risultato che Al Jazeera in Israele è stata chiusa.
(Tavola di Alekos Prete)