Una piazza commossa ha circondato la piccola bara bianca con il corpo senza vita del piccolo Anàs, appena 6 anni, recuperato in mare il 14 aprile scorso nelle acque antistanti l’area industriale di Lamezia Terme, nel tratto di mare compreso fra l’ex pontile Sir e la foce del fiume Amato, diventato il simbolo di un momento storico in cui le morti in mare sembrano non finire mai. La comunità locale si è riunita in piazza per quell’ultimo omaggio prima della partenza di Anàs per il suo paese nel viaggio di ritorno, un sogno a ritroso. La cerimonia è stata molto partecipata e lo si vede dalle foto riportate sui social di “Trame” il Festival resistente di Lamezia che quest’anno ha avuto particolare successo. Ci sono state preghiere in lingua araba e in lingua italiana. “Celebriamo il ricordo di Anàs per affermare la necessità di poter vivere in un mondo davvero pacifico, dove non ci sia bisogno di scappare”, ha detto il vescovo di Lamezia Terme, Stefano Parisi. “ringrazio il Procuratore della Repubblica, Curcio, che ha condotto le indagini per scoprire l’identità di questo bambino, le autorità, le associazioni che hanno partecipato, il presidente di Trame e tutti voi. Non è stata considerata né la lingua, né la nazionalità, né la sua fede, avete visto in lui un essere umano”, ha detto l’Imam.
(Foto dal profilo della Fondazione Trame)