Droga e malavita nella citta eterna: chi sono i ‘Demoni’ di Lirio Abbate

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Pubblicato a 5 anni dall’omicidio dell’ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, affiliato a vari clan malavitosi, “Demoni” racconta, con l’attenzione chirurgica di un’inchiesta in piena regola e il piglio avvincente di un romanzo thriller, come sono cambiati gli equilibri del potere criminale nella Capitale.

“Sta succedendo. Proprio adesso, proprio intorno a noi. (…) Adesso si sta concretizzando una situazione che conosciamo anche troppo bene e allo stesso tempo è inedita. Quello che è sempre accaduto è che l’emergere di un nuovo gruppo criminale comporti un riassestamento dell’intero sistema. Di solito è una cosa che si fa con le armi: agli agguati si risponde con gli agguati. I morti chiamano altri morti fino a che una delle due parti in causa non vince e impone il suo controllo sul territorio”.

Il giornalista de “La Repubblica”, già direttore de “L’Espresso”, Lirio Abbate, con il suo nuovo libro: “Demoni. Droga affari e sangue. La mappa del potere nella Capitale”, edito Rizzoli (253pp, 18,50 Euro), ricostruisce la nuova mappa del potere criminale nella Capitale: un equilibrio complesso e precario incrinato dall’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, il capo ultrà della Lazio, affiliato a vari clan, freddato con un colpo alla testa il 7 agosto 2019, in pieno giorno, mentre si trovava su di una panchina del Parco degli Acquedotti.

Servendosi di documenti processuali, intercettazioni telefoniche e ambientali e chat decriptate, Abbate mette insieme, con la determinazione di un giornalista d’inchiesta di lungo corso e il piglio narrativo di un romanziere, i tasselli di un fronte criminale popolato di personaggi surreali e feroci, con soprannomi degni di una serie televisiva: il Principe, il Fornaro, il Barboncino, il Cecato, il Nano, il Profeta, passando dai clan storici all’ultra destra, dagli albanesi ai cinesi (specializzati nel riciclaggio internazionale di denaro sporco), attraverso quel che resta della Banda della Magliana… Un affresco criminale di cui Abbate delinea i contorni dei personaggi principali e dei loro affiliati. I tre vertici da cui prende le mosse questo libro sono: il Vecchio (Michele Senese), il Laziale (Fabrizio Piscitelli) e l’Isis (Elvis Demce).

I nuovi ‘Re di Roma’ si gestiscono le ‘varie piazze’, secondo una precisa gerarchia. Del resto, in certi ambienti un debito non saldato o un torto alla persona sbagliata equivalgono a firmare la propria condanna a morte, con esecuzioni spesso plateali e questo perché “ogni morto è un messaggio e il messaggio deve essere chiaro a tutta la popolazione, non solo ai diretti interessati”.

Ai vertici del potere ci sono il camorrista Michele Senese, detto O’Pazzo – una sorta di ‘Padrino’ che continua a gestire i traffici della Città Eterna benché stia scontando una condanna a 30 anni di reclusione inflittagli nel 2017 – e gli albanesi, dei quali i più in vista sono Dorian Petoku, Arben Zogu e Elvis Demce, questi ultimi accomunati non solo dall’essere narcotrafficanti ma anche ultrà violenti degli Irriducibili di Diabolik…

I capi clan continuano a comandare anche dal carcere, perché nessuno di loro ha finora avuto una condanna al 41 bis – il regime di carcere duro destinato ai mafiosi che prevede l’isolamento.

Un destino quest’ultimo che molti affiliati ai clan, condannati a pene detentive, cercano di evitare ricorrendo, il più delle volte, alla presentazione di certificazioni mediche compiacenti che ne attestano l’infermità mentale, ovvero la tossicodipendenza, in modo da poter usufruire di misure restrittive alternative, quali la reclusione in istituti di riabilitazione dai quali possono continuare a gestire, indisturbati, il proprio business, droga innanzitutto.

E, comunque: “per ogni sodalizio che viene smantellato c’è una nuova compagine pronta a farsi avanti e rilevare il business mettendo all’opera i propri uomini… Ciò significa che nonostante gli arresti e le pagine di cronaca dei giornali che sbandierano titoli su organizzazioni criminali ‘decapitate’ o ‘smantellate’, il grande cuore marcio della capitale continua a battere”.

La Capitale è una città che ribolle, un fiume sempre in piena alimentato da un traffico di droga di portata inimmaginabile. Ed è proprio da lì che vengono i soldi, montagne di denaro che alimentano eserciti pronti ad uccidere per marcare il territorio o vendicarsi. E quando uno dei tre vertici viene meno (Piscitelli), gli equilibri in città cambiano.

L’inchiesta di Abbate è, dunque, un affresco impietoso di una città prepotentemente animata da diversi gironi infernali, sulla quale incombe il rischio di una nuova minaccia: mafiosi narcotrafficanti e terroristi insieme.


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