Città di lacrime, di Ian Rankin

0 0

Un tartan noir sapientemente costruito, un puzzle in cui le varie storie e i vari personaggi, apparentemente indipendenti, si ritrovano tutti insieme in un finale in cui i vari pezzi trovano la loro giusta collocazione e la loro ragion d’essere narrativa.

Città di lacrime, di Ian Rankin, il re incontrastato del giallo scozzese, è in libreria, con Rizzoli Editore, dal 17 luglio scorso (€ 18,50, 448 pp.).

Al centro della scena ancora lui, l’ispettore John Rebus, un personaggio senza particolari qualità, dalla dubbia moralità, e con un passato non del tutto cristallino, ma che ha dato la caccia ai criminali senza fare sconti a nessuno, anzi, utilizzando tutti i mezzi, anche quelli meno leciti, pur di fargliela pagare.

Ma questa volta è l’ispettore Rebus, oramai in pensione, e con gli acciacchi di una vita spesa senza risparmiarsi, a trovarsi sul banco degli imputati, accusato di un delitto cruento, la morte di una sua vecchia conoscenza: Big Ger Cafferty, un’eminenza grigia del crimine.

“Rebus guardò il giudice, che a sua volta stava fissando il suo barrister. Anche il cancelliere lo fissava, al di sopra del foglio con i capi d’accusa… Questo è il punto del dibattimento in cui l’avvocato della difesa dichiara come si proclama l’imputato, ammonì il giudice … Rebus pensò che il giudice avesse un’aria simpatica … Il barrister, intanto, annuiva tra sé, soddisfatto di quello che aveva trovato”.

Una conclusione questa non prevista e non prevedibile all’inizio di questa storia, quando Rebus decide di accettare l’incarico offertogli da Cafferty. Un compito forse non semplice, ma che il nostro anti-eroe, la cui unica occupazione consiste, oramai, nel portare a spasso Brillo, il suo inseparabile peloso, accetta volentieri, un po’ per curiosità e un po’ per via del suo istinto investigativo non ancora del tutto sopito, ma forse anche per denaro: 500 £. Rebus deve rintracciare una vecchia conoscenza: Jack Oram – un prestanome nonché socio in affari di Cafferty –, scomparso dalla circolazione tempo fa e ritenuto dai più passato a miglior vita per aver sottratto dei denari al suo ex socio, che da qualche giorno sembrava fosse di nuovo in circolazione. Cafferty, a suo dire, voleva incontrare Jack per chiedergli scusa… o almeno questa era la motivazione fornita a Rebus.

Ma le indagini di Rebus, alla ricerca di indizi circa il “ritorno in vita” di Oram, ben presto incrociano quelle di Siobhan Clarke, la sua storica collega, che sta indagando, a sua volta, su di un caso di violenza domestica da parte di un poliziotto, Francis Haggard, in servizio presso la stazione di polizia di Tynecastle; la famigerata Tyne, la stessa dove aveva lavorato Rebus per anni e i cui poliziotti ivi assegnati erano noti per le peggiori nefandezze quali: mancato rispetto di ogni regola a tutela dei fermati, i quali uscivano dalle celle di detenzione temporanea malconci – erano soliti sbattere la faccia contro il muro a causa di frequenti e diffuse perdite di equilibrio… d’altronde, le telecamere di servizio interne erano sempre fuori uso – ma anche episodi di falsificazione delle prove, insabbiamenti, financo episodi corruttivi. Ma nonostante le numerose indagini affidate alla disciplinare, nessun poliziotto era stato mai incastrato.

Ma ecco che l’occasione tanto attesa dalla disciplinare per farla pagare a qualche vecchia pellaccia in forza alla Tyne si presenta su di un vassoio d’argento: è Haggard, infatti, che, pur di salvarsi il culo, è disposto a spifferare i vari episodi che avevano a che fare con “la cultura della corruzione” imperante all’interno della stazione di polizia di Tyne. E chi meglio di Malcom Fox poteva svolgere un compito così delicato: sacrificare qualche vecchio poliziotto in pensione che era stato in forza alla Tyne, salvaguardando, al contempo, il buon nome della polizia?  Fox aveva lavorato per anni alla disciplinare ed aveva investigato proprio sulle dicerie che accompagnavano i poliziotti della Tyne, ma non era mai riuscito ad incastrare alcuno. Tra i suoi bersagli preferiti, però, c’era proprio lui, Rebus, ritenuto correo di diversi episodi riprovevoli, in combutta con la squadra che faceva capo al sergente Fleck, oramai in pensione. Ma è proprio quando Rebus sembra stia per cadere nella rete di Fox per il suo passato in forza alla Tyne, che, colpo di scena, si troverà ad essere scaraventato nel gorgo dell’inferno accusato di un reato che nulla ha a che fare con la Tyne, e che potrebbe costargli la galera a vita.

Un tartan noir sapientemente costruito, un puzzle in cui le varie storie e i vari personaggi, apparentemente indipendenti, si ritrovano tutti insieme in un finale in cui i vari pezzi trovano la loro giusta collocazione e la loro ragion d’essere narrativa. Ma il romanzo ha anche una scrittura agile e, al contempo, scorrevole, ricco di colpi di scena che inchioderanno il lettore sino all’ultima pagina. Ian Rankin è uno scrittore poliedrico e prolifico, con all’attivo numerosissimi romanzi; pluripremiato in patria e tradotto in tantissimi Paesi.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21