Siamo al 44° anniversario della Strage della Stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980: 85 morti e 216 feriti. Strage eseguita da terroristi neofascisti appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari; voluta dalla Loggia massonica P2 di Licio Gelli che la finanziò e l’attuò, affiancato dal banchiere Umberto Ortolani, l’eminenza finanziaria della Loggia, Federico Umberto D’Amato già direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno e Mario Tedeschi storico direttore del Borghese, senatore del MSI, deceduti e non più imputabili; organizzata dai vertici dei servizi segreti, da uomini appartenenti alle istituzioni che, con l’uso della tecnica del depistaggio, hanno tentato di proteggere i responsabili e di sviare le indagini della magistratura e delle forze dell’ordine per impedire la ricerca della verità per rendere giustizia alle vittime innocenti e alle loro famiglie.
Con le ultime sentenze d’appello i responsabili materiali della strage sono diventati cinque, ai NAR Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini si sono aggiunti il terrorista, sempre dei Nar, Gilberto Cavallini, l’assassino del poliziotto Francesco Straullo e del sostituto procuratore Mario Amato, e il terrorista d’Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, killer della ‘ndrangheta.
La Strage di Bologna aveva un obiettivo preciso, quello di destabilizzare lo Stato democratico, il gruppo di terroristi neri, eseguendo gli ordini della P2, avevano il compito di realizzarlo, così come è scritto nella sentenza d’appello di condanna all’ergastolo di Cavallini: L’obiettivo dei neofascisti era l’annientamento radicale del sistema borghese, portato avanti con una serie di attentati finalizzati a destabilizzare l’ordine democratico (…) il fine che muoveva i NAR era di tipo strettamente politico eversivo e aveva come mira le strutture dello Stato democratico e la radicale distruzione della società.
Nella condanna di Cavallini si legge che il reato viene riqualificato da Strage comune a Strage politica.
Credo che sui quei politici di destra, che ancora oggi insistono sulla pista palestinese, che nel 2001 fu alimentata dalla Commissione parlamentare Mitrokhin, poi archiviata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna nel 2015, la magistratura dovrebbe valutare se siamo in presenza del reato penale di depistaggio. E’ di pochi giorni fa l’intervista all’ex ministro Carlo Giovanardi che sollecita di seguire la pista palestinese non solo per la Strage di Bologna ma anche per quella di Ustica, ovviamente il politico di destra fa parte del gruppo che sostiene la presenza di una bomba all’interno del DC9 escludendo l’esistenza della battaglia aerea e del missile che ha abbattuto l’aereo dell’Itavia causando la morte delle 81 persone a bordo. Sulla Strage di Bologna si conoscono mandanti ed esecutori, mancano ancora le responsabilità politiche, come sostiene il presidente dell’Associazioni dei familiari delle vittime del 2 agosto Paolo Bolognesi: Dalla Strage di Bologna si può partire per scavare ancora e cercare le responsabilità politiche. La strategia della tensione non è ancora finita ma si rimodella e va avanti.