Il nuovo report europeo del Centro per il pluralismo e la libertà dei media sulla condizione dei media nell’Unione europea evidenzia la presenza di un “rischio allarmante” per l’indipendenza della Rai dal potere politico. Lo ha comunicato con un post su Facebook Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza sul servizio pubblico radiotelevisivo, annunciando di aver diffuso il report ai commissari nell’ufficio di presidenza di oggi, martedì. “Nell’ufficio di presidenza di oggi ho diffuso ai commissari il report del Centro per il pluralismo e la libertà dei media sulla condizione dei media nell’Unione europea. Le principali raccomandazioni di questo studio impongono un urgente cambio di rotta. Nel rapporto si parla di tutela della professione giornalistica, raccomandando alla politica di astenersi dall’abuso delle azioni penali e civili contro i giornalisti, invece le querele aumentano e addirittura si è alzato il tiro passando dalle denunce dei singoli politici a quelle di un intero partito, come avvenuto da Fratelli d’Italia contro Report”, ha scritto Floridia nel suo post.
“Anche sull’indipendenza editoriale e sull’alfabetizzazione mediatica c’è un allarme, e il caso Agi-Angelucci non aiuta il nostro Paese. Ma soprattutto il rapporto non usa mezzi termini e parla di ‘livello di rischio elevato in modo allarmante‘ per ciò che attiene l’indipendenza del servizio pubblico. – aggiunge Floridia – Su questo la strada per invertire la rotta è chiara: cancellare la Legge Renzi e dare all’Italia una legge in linea con l’Europa, ma anche una riforma seria sui conflitti di interesse e sulle incompatibilità tra incarichi pubblici e partecipazioni nel settore media. Sono questi i veri temi su cui dovremmo lavorare con urgenza mentre il dibattito è occupato da discussioni sulle poltrone da distribuire”.
“Nell’area dell’Indipendenza Politica, l’Italia ottiene un punteggio del 52%, situandosi all’interno della fascia di rischio medio. L’Indipendenza del Servizio pubblico radiotelevisivo rimane, in modo allarmante, a un livello di rischio elevato. Salvaguardare l’Indipendenza politica dei media è una preoccupazione urgente, data la presenza di un controllo politico diretto o indiretto sui principali organi di informazione“. È quanto si legge in un passaggio del Media Pluralism Monitor, lo strumento di ricerca progettato dal Centro per il pluralismo e la libertà nei media per individuare i rischi potenziali per il pluralismo dell’informazione negli Stati membri dell’Unione Europea e nei Paesi candidati. “I rischi per l’Autonomia editoriale derivano da fragili garanzie regolatorie, che consentono interferenze nelle nomine editoriali – si legge ancora nel report – Livelli di rischio medio sono rintracciati rispetto ai sistemi di sovvenzione pubblica, che dimostrano problemi di trasparenza ed efficacia, nonostante le sovvenzioni nel tempo siano aumentate. Le società a partecipazione pubblica non sono soggette alle disposizioni che regolano la pubblicità statale”.
“Persistono preoccupazioni sulla governance della Rai, le cui nomine dirigenziali sono contraddistinte da una forte influenza governativa e dalla spartizione politica -viene rimarcato nel report finito oggi sul tavolo della Commissione di Vigilanza-. Dopo le elezioni di settembre 2022, che hanno visto una netta vittoria della coalizione di centro-destra e la formazione del governo Meloni, si è verificato un notevole cambiamento nelle dinamiche di potere. La nuova maggioranza ha esplicitamente cercato un maggiore controllo sulla Rai, sostenendo la necessità di una televisione pubblica allineata con i vincitori delle elezioni”. “Durante il 2023 – si legge ancora – sono state effettuate numerose nomine che riflettono il mutato panorama politico dopo le elezioni: tra queste, il nuovo amministratore delegato Roberto Sergio e i nuovi direttori dei Tg1 e Tg2. La nuova maggioranza politica ha cercato di ampliare significativamente la propria influenza sul servizio pubblico radiotelevisivo e, di conseguenza, si è verificata la fuoriuscita di noti giornalisti e conduttori Rai, quali Fabio Fazio e Lucia Annunziata. Questi eventi sottolineano l’imperativo di riforme sostanziali per proteggere il Servizio pubblico radiotelevisivo dall’interferenza politica diretta. La principale fonte di finanziamento per il Servizio pubblico radiotelevisivo italiano continua ad essere il canone Rai. La Legge di Bilancio 2024 ha ridotto il canone televisivo per uso privato da 90 a 70 euro, sollevando ulteriori interrogativi sull’adeguatezza del finanziamento pubblico e, di conseguenza, sull’indipendenza della Rai”.