Con riferimento al post sotto pubblicato, si dà conto della richiesta di rettifica pervenuta alla redazione di Articolo21 in data 6.8.2024 dalla sig.ra Manuela Cacciamani, per il tramite del proprio legale, con cui si precisa quanto segue:
- va esclusa l’esistenza di un qualche collegamento, realmente sussistente alla data di pubblicazione del post, fra la sig.ra Manuela Cacciamani e la società One More Pictures srl, in quanto la sig.ra Cacciamani ha integralmente ceduto le proprie societarie della One More Pictures in data 28 giugno 2024.
Redazione Articolo21
Il Ministro Gennaro Sangiuliano nomina il Consiglio di Amministrazione di Cinecittà senza alcuna procedura trasparente e senza giustificare la logica delle sue cooptazioni “intuitu personae”
L’Istituto italiano per l’Industria Culturale (noto con l’acronimo IsICult) è un raro caso (forse unico in Italia) di centro di ricerca privato, indipendente e senza fini di lucro, fondato nel 1992, che sviluppa sia attività di studio e di consulenza, sia un laboratorio giornalistico interno (soprattutto sulle colonne del quotidiano online “Key4biz”, dedicato all’economia digitale e alle culture del futuro, fondato nel 2002 e diretto da Raffaele Barberio fino al marzo 2024 e poi da Luigi Garofalo) nelle more di una propria testata…
Da oltre trent’anni conduce una sua piccola e modesta ma pugnace, attività di sensibilizzazione civile (e quindi politica) sulla gestione della “res publica” nel sistema culturale (e mediale): in questo scenario, ha dedicato particolare attenzione ai criteri di nomina di coloro che vengono chiamati ad amministrare enti pubblici, società controllate e partecipate, e… annessi e connessi.
Nelle ultime settimane, l’Istituto ha dedicato particolare attenzione alle nomine in Rai ed a Cinecittà.
Sulle prime (Rai), è sufficiente leggere gli interventi dedicati da “Articolo21” alla vicenda, provocatoria ed intrigante (politicamente) del ricorso dapprima al Tribunale Amministrativo del Lazio e successivamente al Consiglio di Stato da parte di 4 dei 72 candidati al Consiglio di Amministrazione di Viale Mazzini – Nino Rizzo Nervo, Patrizio Rossano, Stefano Rolando, Giulio Enea Vigevani – con il sostegno delle associazioni Articolo21, InfoCivica, Slc-Cgil, Ucsi, TvMediaWeb: vedi l’intervento di Renato Parascandolo su “Articolo21” del 26 giugno 2024, “Nomina CdA Rai. Floridia e Schlein invitano Governo e Parlamento ad attendere l’esito del Ricorso al Consiglio Stato”; vedi anche, da ultimo, l’intervento IsICult su “Key4biz” dell’8 luglio 2024, “Nomine Cinecittà in settimana e forse anche la nuova Commissione Esperti Cinema e Audiovisivo del Mic”.
Per quanto riguarda Cinecittà, l’IsICult è oggi in grado di anticipare la composizione del nuovo Consiglio di Amministrazione, con decreto alla firma del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia): anche in questo caso, la cooptazione dei 5 consiglieri è avvenuta nelle oscure stanze del Palazzo, senza alcuna trasparenza.
Il Ministro Sangiuliano avrebbe potuto innovare, attivando un pubblico avviso a presentare candidature, e magari poi attrezzandosi con una procedura di analisi comparativa dei curricula. In questo caso, sarebbe stato più “progressista” del suo predecessore, il “dem” Dario Franceschini.
Non l’ha fatto.
Il Ministro appone quindi la sua firma sulla nomina di 5 consiglieri: Manuela Cacciamani come “Amministratore Delegato”, Chiara Sbarigia come “Presidente”, Giuseppe De Mita ed Isabella Ciolfi ed Enrico Cavallari come “Consiglieri di Amministrazione”.
Questa scelta avviene sulla base di una logica ormai purtroppo consolidata in Italia, qual è l’“intuitu personae”, ovvero la cooptazione discrezionale a cura del Principe di turno (si segnala che la rubrica indipendente che IsICult cura sul quotidiano online “Key4biz” si intitola non a caso “ilprincipenudo”).
Una riflessione critica appare necessaria quanto opportuna, nel silenzio totale dei media (ma anche delle associazioni degli autori: tacciono Anac, 100autori, Writers Guild Italy; silenzio totale da parte dei partiti e dei sindacati): si assiste, ancora una volta, ad una lottizzazione curata dalla partitocrazia con i soliti vecchi metodi del passato.
Questa la novella simpatica formazione partitocratica: dei 5 membri del Cda di Cinecittà, 2 sono “in quota” Fratelli d’Italia (Cacciamani e De Mita), 2 “in quota” Lega Salvini (Sbarigia e Ciolfi) ed 1 “in quota” Forza Italia (Enrico Cavallari).
Dei 5 neo-consiglieri (in verità i nuovi sono soltanto 2 ovvero Cacciamani e Cavallari, perché gli altri 3 erano già nel “board” di Cinecittà), la maggioranza non può vantare alcuna specifica competenza tecnica e professionale nel settore cine-audiovisivo: Giuseppe De Mita (figlio del mitico Ciriaco) ha una società che organizza eventi soprattutto nel settore sportivo; Isabella Ciolfi è una ragioniera senza alcuna esperienza nel settore cinematografico e audiovisivo; Enrico Cavallari è una assicuratore già consigliere nella Regione Lazio e primo dei non eletti nella ultima tornata elettorale…
Le nomine sono di fatto state gestite in sintonia tra i due Ministri Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) e Giancarlo Giorgetti (Lega), dato che formalmente Cinecittà spa è una società controllata al 100 % dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), ma i diritti dell’azionista sono affidati al Ministero della Cultura (Mic).
Nessun avviso pubblico.
Nessun invito a presentare candidature.
Nessuna analisi comparativa dei curricula.
Le scelte sono avvenute sulla base del “capitale relazionale” (copyright IsICult), che determina la gran parte (anzi la quasi totalità) delle decisioni del potere italico.
Approfondiamo. Indaghiamo sul “dietro le quinte” del nuovo cda degli “studios” di Via Tuscolana…
Manuela Cacciamani è notoriamente amica della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di Arianna Meloni; Chiara Sbarigia è la consigliera di fiducia della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (che esercita la delega su cinema e audiovisivo e industrie culturali e creative assegnatagli dal Ministro Gennaro Sangiuliano); Giuseppe De Mita è anche lui amico della Premier e della di lei sorella, ed è stato candidato al ruolo di Amministratore Delegato di Sport e Salute (la cosiddetta “cassaforte” dello sport italiano), ma gli mancava la laurea (requisito non richiesto per le società controllate dal Mef, però richiesto invece specificamente per le società controllate dal Coni), ma non può vantare competenze specifiche nel settore cine-audiovisivo; altresì dicasi per la ragioniera Isabella Ciolfi (già a capo dello staff del Sottosegretario leghista Claudio Durigon), come pure per l’assicuratore Enrico Cavallari (già Consigliere della Regione Lazio “trasversale”, dapprima in quota Lega e poi transfuga in Italia Viva per approdare in Forza Italia, molto sostenuto da Maurizio Gasparri).
Ha senso affidare una società pubblica come Cinecittà, strategica nel settore della cultura e dei media, a persone che non brillano per esperienza professionale specifica, per competenza tecnica, ed acclarata indipendenza, e che non hanno mai manifestato alcuna “idea” progettuale e strategica rispetto all’incarico al quale vengono chiamati?!
Ci sono poi anche questioni che potremmo definire di “opportunità”, se non di (almeno latente) “conflitto di interessi”.
Manuela Cacciamani ha fondato nel 2006 la società di produzione One More Pictures srl (che ha intensi rapporti – tra gli altri – sia con la Rai sia con il Ministero della Cultura; ha prodotto anche i film diretti da Giulio Base, marito della potente “pr” Tiziana Rocca), ma è anche Presidente dal 2021 dell’Unione Editori e Creators Digitali della “lobby” Anica, guidata da Francesco Rutelli.
Chiara Sbarigia (già Presidente di Cinecittà per scelta dell’ex Ministro Dario Franceschini) è da un anno anche Presidente dell’Associazione dei Produttori Audiovisivi – Apa, lobby delle principali società di produzione del settore (è subentrata a Giancarlo Leone). Siede anche nel Consiglio di Amministrazione di Apa Servizi srl, società controllata dall’Apa (associazione), anche se curiosamente non lo dichiara nella sezione “trasparenza” del sito web di Cinecittà (vedi “Key4biz” del 5 luglio 2024, “Anica e Apa ai vertici di Cinecittà ed il Consiglio di Stato boccia il ricorso sull’elezione del Cda Rai”).
Manuela Cacciamani ha fondato e guida una società di produzione che va a gonfie vele, qual è One More Pictures srl, passata dai 3,8 milioni di euro di ricavi del 2022 a 6,8 milioni del 2023 (con un incremento dell’80 % circa in un anno soltanto), beneficiando di contributi pubblici per 2 milioni di euro nel 2023. La sua vicinanza politica alla destra e soprattutto alla Premier ha radici lontane, avendo contribuito agli spot di campagne elettorali di Giorgia Meloni fin da dieci anni fa (in occasione delle elezioni politiche regionali del febbraio 2013) ed avendo collaborato con la attuale Premier quando era Ministro della Gioventù – dal 2008 al 2011, con Silvio Berlusconi premier – producendo tra l’altro nel 2021 uno spot pubblicitario per una campagna a favore delle aziende che intendevano assumere giovani genitori disoccupati (spot prodotto attraverso la Direct 2 Brain srl, partecipata al 50 % dalla One More Pictures srl).
Tra l’altro, la One More Pictures di Manuela Cacciamani (e di Gennaro Coppola) controlla anche il 50 % delle quote di Videocity srl, assieme ad Esperienza Italiana – Italian Experience srl di Francesco Rutelli (Presidente dell’Anica). Esperienza Italiana – Italian Experience srl è la società che, a sua volta, controlla l’80 % di Videocittà srl (il restante 20 % è di Anica Servizi srl), che organizza dal 2017 la kermesse di Videocittà (ideata da Francesco Rutelli), giunta alla settima edizione e conclusasi ieri sera domenica 6 luglio (la società è presieduta da Rutelli ed ha Francesca Medolago Albani – Segretaria Generale di Anica – ed il commercialista Walter Ventura come consiglieri). Videocittà srl ha registrato nel 2023 ricavi per 1,1 milioni di euro, a fronte dei 751mila euro del 2022, e dichiara di aver percepito 331mila euro di contributi pubblici…
Sicuramente Cacciamani, venendo cooptata come Presidente di Cinecittà, andrà a cedere le quote della sua società, così come riteniamo Sbarigia andrà a cedere le sue quote in Apa Servizi srl…
Non basta però liberarsi da questi vincoli formali per poter garantire indipendenza.
Si tratta di evidenti “intrecci” tra la sfera privata e la sfera pubblica, soprattutto quando si ha a che fare con soggetti imprenditoriali o associativi che beneficiano di contributi dello Stato.
Basterebbero queste semplici osservazioni per suggerire sana prudenza, per alimentare sagge perplessità, allorquando si assegna un incarico pubblico importante a persone che hanno avuto ed hanno interessi assai privati nella propria esperienza professionale e/o imprenditoriale.
Per quanto riguarda Cinecittà, IsICult ha proposto al Ministro Gennaro Sangiuliano (senza ricevere riscontro) di attivare una procedura, a partire da un pubblico avviso sollecitando candidature, che avrebbe potuto / potrebbe essere (ancora oggi) applicata alle elezioni del Cda della Rai da parte di Camera e Senato: non è complicato avviare una procedura implementata, rispetto al semplice invio dei curricula.
Chiedere ai 72 candidati al Cda Rai:
- una programmatica dichiarazione di intenti…
- una forma standardizzata per la comparazione dei curricula…
- audizioni da parte della Commissione Parlamentare di Vigilanza…
- uno schema interrogativo, una griglia di poche ma essenziali domande, a mo’ di questionario, affinché gli aspiranti candidati possano esprimere la loro “idea” di Rai che sarà…
Come abbiamo già scritto più volte: mettere in atto questa “correzione di rotta” potrebbe consentire a Lorenzo Fontana ed Ignazio La Russa la civile chance di correggere in itinere le storture del sistema, dimostrandosi non completamente proni rispetto alle logiche malate della partitocrazia.
Temiamo che ciò non avverrà.
Intanto, lo scenario di Cinecittà ripropone le logiche del passato nella gestione discrezionale del potere.
Ricordiamo che la Premier Giorgia Meloni si è dichiarata (apparentemente) sensibile alla materia: il 4 gennaio scorso, in occasione di una conferenza stampa, commentò “sono stufa delle accuse di familismo nel partito: avrei dovuto mettere mia sorella in una partecipata?!”.
In effetti, non ci risulta che Arianna Meloni sia stata mai proposta per il Cda di Rai o di Cinecittà, o in altra controllata/partecipata dallo Stato…
Ma non basta, per poter rivendicare il merito e l’esperienza come valori trainanti nelle scelte pubbliche.
Così come non basta ridenominare un dicastero “Ministero dell’Istruzione del Merito” per rendere realmente meritocratica la scuola italiana, che versa in condizioni critiche inquietanti.
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.