Può un ministro spacciare per antisemitismo l’antisionismo?

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Ad un qualunque propagandista politico incapace di oggettività può essere tollerata, ma non giustificata, la falsificazione dei fatti. Ma è legittimo che lo faccia un ministro con uno degli incarichi più importanti di governo? E soprattutto che lo faccia per tentare di riequilibrare uno dei danni più rilevanti causati alla sua parte politica da un’inchiesta giornalistica?

Come altro può essere interpretata la dichiarazione di Piantedosi secondo la quale più grave delle offese all’ebraismo pronunciate dai giovani rampolli di Fratelli d’Italia – con frequentazioni documentate da parte di dirigenti dello stesso partito – sarebbero le azioni di protesta degli studenti che in tutta Italia scendono un piazza a sostegno della Palestina e contro le stragi di palestinesi colpiti impunemente come se fossero tutti militanti di hamas. Azioni studentesche condannate come antisemitiche.

Ma secondo Piantedosi le operazioni militari ordinate da Netanyahu sono prodotte dalla cultura ebraica o dalla teoria nazionalista del sionismo? E dunque contro cosa protestano le migliaia di studenti che invocano la fine del massacro dei palestinesi?

E basteranno le espulsioni e gli allontanamenti di pochi dirigenti per cambiare la cultura in cui sono stati formati e sono cresciuti quei ‘giovani rampolli’? Il problema vero è questo e di questo dovrebbe occuparsi – se davvero rigetta gli inni al duce, ad Hitler, all’antisemitismo – la premier e massima dirigente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Altro che prendersela con i giornalisti che, facendo solo il loro mestiere, hanno fatto conoscere al mondo la faccia nascosta della luna, quella luna di miele che ancora lega gli italiani a Giorgia.

E che c’entra Mattarella? Perché tirargli la giacchetta per avere un qualche sostegno su una vicenda invereconda, non giustificabile in alcun modo? Ed è singolare che a lui si rivolga chi continua a rifiutare di definirsi antifascista. Solo l’antifascismo sarebbe il vero antidoto contro quel modo di intendere la vita e i rapporti con gli altri che è eufemistico definire ‘nostalgico’. Sembra piuttosto una riserva d’azione politica per il presente e il futuro prossimo, che andava tenuta rigorosamente nascosta.

E siccome tutto questo non basta, ecco Salvini che stringe il patto ‘patriottico’ con Orban e vota contro Ursula von der Layen, la Meloni che elogia Le Pen e vota contro gli assetti della Commissione Europea, in particolare su presidenza del Consiglio europeo affidata ad Antonio Costa e Kaja Kallas designata come Alto Commissario per la Politica estera.

Che dire di più? Che ogni giorno diventa urgente organizzarsi per non abbassare la guardia e formare alleanze compatte contro una destra sempre più aggressiva e pericolosa.


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